Ecco che succede quando una band perde la sua classe, la sua ispirazione, quando si vuole cavalcare l'onda del successo, o intraprendere lidi musicali che nulla hanno a che fare con la propria storia artistica.
Una parabola discendete quella degli InFlames, autori di capolavori del death melodico come "Whoracle", "clayman" o "Colony". Qui ci troviamo di fronte ad una band che da quando ha svoltato verso lidi più mainstream, ha perso il lume della ragione. I paragoni con i precedenti "Soundtrack to your escape", "Reroute to remain" o quel barlume di luce che era "Come clarity", si sprecano. Quei tre dischi al confronto con questo nuovo e banalissimo "A sense of purpose" sembrano perle musicali, sembrano ispiratissimi. Nulla da fare per gli inFlames: abbandonati i growl cattivi e sofferti rimane una voce strozzata che mi ricorda i peggiori Linkin Park e le aperture melodiche sono di una banalità straziante, così come i riff o le ritmiche alla batteria.
Dov'è finita quella batteria che mi esaltava nei primi dishci della band, o anche, e qui bestemmio, in brani come "Take this life" del precedente disco? Un lavoro di batteria molle, mentre le chitarre fanno un lavoro mediocre, degno del nuovo gruppo nu-metal che potrebbe girare su MTV. La stessa copertina è di una bruttezza unica.
Niente è rimasto dei vecchi e gloriosi In Flames e sin dall'inizio del disco notiamo le incredibili scempiaggini: "The mirror's truth" e "Disconnetted" sono solo apparentemente cattive, e lasciano ampi spazi alle melodie che da ora in poi definirò acchiappa-fans. E si perchè questi sono i classici brani che acchiappano nuovi fans, magari i più giovani che sentono in questi riffoni pesanti la nuova band figa e strafiga senza sapere nulla sul glorioso passato musicale di questi svedesi. "Sleepless again" inizia con un arpeggio di chitarra acustica che con l'andamento del brano non c'azzecca nulla. Inutile mettere un intro acustico se poi il brano è totalmente distorto. "Alias" è stra-sentita, "I'm the highway" è riciclata.
Manca il mordente oltre che un minimo di idea che funzioni in questo disco: inutili le continue aperture melodiche, divenute ora fastidiosissime, di "Delight and Angers" o "Sober and irrilevant". Non si salva nemmeno la piccola e accennata ballad "The chosen pessimist", che a tratti mi fa sembrare un capolavoro quella bella "Come clarity". Chiudono malamente "Drenched in fear" e la patetica "march to the shore". Un calvario senza precedenti per me.
Non salvo nulla di questo disco. Un disco mediocre sotto tutti i punti di vista. Sarò cattivo forse perchè da certe band ci si aspetta chissà cosa ancora. ma una band come loro che ha dato tanto ad una scena musicale, spero che almeno rimanga su certi binari di decenza, un pò come fanno i Dark Tranquillity che seguono uno standard rinnovandosi di poco, o almeno, sperimentando quel poco che rende un disco interessante.
Qui non si sperimenta, qui si cambia totalmente, una band che era qualcuno nell'ambiente estremo, ora è solo un gruppo che gioca a fare la star. Questo disco non è neanche interessante, perchè sentendo il primo riff di ogni canzone, oltre all'essere tutti uguali tra loro, si capisce che aria tiri. Un'aria consumata.
Dico addio agli In Flames. Ma quelli veri. Questi non sono gli In Flames che io ho adorato e che non torneranno più.
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