Solita copertina raffinata. Solito font raffinato. Solito nome poetico.
Solita musica? Almeno per questa volta no.
Ammettiamo pure che voi abbiate comprato il cd senza sapere niente del gruppo in questione; così, a caso.
Mettiamo anche che abbiate avuto così tanto culo da trovarlo, questo cd, dato che è praticamente introvabile.
Cosa vi aspettereste da un cd del genere? Tanto tanto black metal con influenze atmosferiche/gotiche/romantiche, del resto la copertina non lascia dubbi, troppo raffinata per un gruppo death e troppo poco progressive per un disco progressive, appunto.
Gli In The Woods invece spiazzano un po' tutti presentando un doom pesante, nel senso di lento, a tratti scosso da accenni di black metal old style come in Wotan's Return o pezzi particolarmente epici e catchy che non sfigurerebbero affatto su un disco dei Cradle of Filth nonostante negli In The Woods la pacchianeria non sia, per fortuna, di casa.
Alcuni riff rimandano ai primi Anathema per la sovrapposizioni di chitarra e la voce epica a tratti ridotta ad un semplice lamento, mentre altri sono riconducibili al doom più oscuro, macilento come ad esempio quello dei The 3rd And The Mortal. Altrove invece scopriamo semplici sperimentazioni atmosferiche davvero ben riuscite come nella lunghissima Mourning The Death Of Aase, o richiami ai primi Immortal, al vero Burzum e al true Norwegian black metal (pacchiano vero?) in genere.
Incredibile la capacità degli In The Woods di fondere elementi diversissimi tra loro come possono essere delle parti vocali in puro Burzum's style (farete fatica a distinguerle dall'originale) o parti puramente atmosferiche, semplici intermezzi strumentali di pianoforte o fugaci apparizioni di voci femminili come in Pigeon.
La durata media dei brani varia incredibilmente da pezzi di 13 minuti e passa, a piccole schegge, che però schegge non sono per la loro lentezza, di due o tre minuti di lunghezza. Forse proprio qui sta la grande capacità degli In The Woods, l'unione di così tanti elementi non si manifesta mai come dei semplici collage in cui si mescolano omogeneamente le singole influenze ma, per fare un esempio, dei pezzi puramente doom in cui qua e là fanno capolino riff più movimentati, alle soglie del black, in modo da non stancare mai l'ascoltatore con la stessa formula ripetuta più e più volte ma proponendo per ogni canzone una miscela differente di doom/black metal e "ambient" senza mai cadere nel puro esercizio scolastico e nel copia incolla tipico di tanti gruppi del genere.
Un disco sicuramente consigliato a chi ama gli artisti precedentemente citati, che siano essi gli Anatema, Burzum o i The 3rd And The Mortal, e magari a chi ama solo uno di questi ma vorrebbe avvicinarsi allo stile di cui gli altri sono portabandiera. Un ottimo Bignami.
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