La Century Media si rivela un'etichetta astuta nello scoprire e sfruttare i trend passeggeri più in voga tra gli adolescenti e, per questo motivo, affabile verso quelle band emergenti dotate del potenziale adatto a diffondere il nome della label tedesca al di fuori dei confini europei. Da qualche anno i dischi rilasciati da questa label (ad esclusione degli album degli ormai pluriosannati Lacuna Coil) denotano un grande potenziale commerciale, ma già dalla loro uscita proiettano un'ombra rivolta verso il basso che lascia intravedere buchi nell'acqua ed inarrestabili cadute nel dimenticatoio per quegli sfortunati che, presi dall'entusiasmo e senza pensarci due volte, hanno firmato un contratto discografico davanti ad uno dei loro furbi manager.

Nel 2007 però, scorgiamo (anche grazie all'apporto di Myspace, fenomeno che ha lanciato molte band prima di divenire famose) una piccola realtà dotata di alcune caratteristiche (che più avanti vi saranno svelate) tali da permettere a molti ascoltatori di far circolare in lungo e in largo il suo nome. Stiamo parlando degli In This Moment, band californiana nata nel 2005 e capitanata dalla bella e controversa Maria Brink (una minuta ragazza dalla chioma bionda e dal viso angelico ma con un corpo ricoperto di tatuaggi ed una voce delirante), la quale esordisce con un album che ha tutte le carte in regola per lanciarli direttamente nelle platee mainstream. L'unico rischio nel quale rischiano di incorrere è quello di lasciarsi guidare sempre più dai produttori anziché dalla propria mente, a causa di una gavetta che, in parole povere, è durata troppo poco per poter garantire loro l'esperienza adatta ad autogestire il successo. Tuttavia potrei sbagliarmi, e sarà soltanto il feedback degli ascoltatori a decretare il futuro di questi ragazzi. Per ora accontentiamoci di un disco, "Beautiful Tragedy", che si lascia ascoltare senza troppe difficoltà, presentando piacevoli variazioni di tema nell'ormai ammuffita scena metal statunitense grazie ad uno stile fresco, a cavallo tra l'emo, il gothic metal ed il metal-core.

Per fare questo, penserete voi, occorrono una grande sfacciataggine ed una duttilità estrema. Ebbene, tutto questo rientra sicuramente nel bagaglio tecnico degli In This Moment, ma soprattutto in quello della bella singer, in grado di passare con estrema disinvoltura da lancinanti ed acuti scream a frenetiche e nervose urla, perfezionando la propria particolare prestazione attraverso numerosi passaggi di clean vocals, piuttosto espressive e qualitativamente buone, ma forse ancora un po' troppo acerbe per lanciarsi in interpretazioni più complesse. Maria esibisce un'aggressività stemperata (quella che sarà in grado di aprire al combo le porte del successo), una nevrosi momentanea che pare trovare spiragli di luce dai quali attingere per reprimere la soffocante sensazione che incombe immancabilmente in ogni episodio del disco.
La sezione ritmica è a tratti violenta, a tratti introspettiva; in alcuni brani le due anime della band riescono addirittura convivere, ricreando un mood veramente irresistibile. C'è ancora da lavorare sul versante melodico; a sostegno di quest'affermazione troviamo la titletrack (praticamente una canzone emo senza infamia e senza lode) e la conclusiva "When The Storm Subsides" (sorretta da chitarre acustiche e da una voce ancora un po' immatura per esprimere un senso di compiuta malinconia). I nostri riescono invece a stupire nell'unica canzone per la quale viene fatto uso di tastiere, attingendo a piene mani dalla scena gothic metal sinfonica sempre più in voga nel vecchio continente: "The Legacy Of Odio" è veramente bella nel sovrapporsi di archi e chitarre e la voce di Maria raggiunge inaspettati picchi interpretativi. Tuttavia la band sfodera il proprio asso nella manica quando ci regala canzoni dirette ed "in your face" senza troppi fronzoli o smancerie. È il caso di "Prayers", "Ashes" e "Daddy's Falling Angel", una tripletta che assale e non lascia via di fuga, risucchia in un vortice di negatività folle e disturbata, facendo schizzare la mente dell'ascoltatore alla velocità della luce sul drumming frenetico di Jeff Fabb, mentre il basso di Jesse Landry pulsa nelle meningi, e la testa segue il turbinoso percorso dei riff e dei solo dell'accoppiata d'axemen Chris Howorth e Blake Bunzel.

Peccato che una certa ripetitività di fondo non permetta di apprezzare appieno anche la seconda metà della tracklist, ridimensionando l'entusiasmo raccolto in partenza ed il voto esposto qua sopra. Per supplire a questa mancanza data dalla giovane età del gruppo, la label tedesca è intervenuta con alcune manovre estetiche (date un'occhiata alla copertina), necessarie per fare attecchire la proposta su di un pubblico giovanile, quello che, alla fine dei conti, è in grado di decretare il successo momentaneo di una band, e magari di condannare la stessa qualche anno dopo, per buttarsi a capofitto nel nuovo trend (pseudo-alternativo) imperante. Speriamo soltanto che, nonostante i presupposti, gli In This Moment non cadano in questo tranello e sappiano far fruttare (con le proprie mani) le buone iniziative di questo riuscito debutto.

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