Gli Incantation: una delle band Death Metal meno considerate e, tuttavia, dalla discografia più prolifica della scena americana.

Il quartetto esordì, come tutte i più importanti complessi del genere, all’inizio degli anni novanta con lo storico album “Onward To Golgotha”, coniando un sound estremamente pesante, caratterizzato dall’alternanza di parti più veloci e rallentamenti: questi ultimi sono una caratteristica tanto frequente nelle composizioni degli Incantation da procacciare al gruppo la nomea di band Doom Death e in questo “Decimate Christendom”, edito nel 2004, vengono ripresi tutti gli stilemi degli anni passati.

Nonostante la band sia spesso sottovalutata, ritengo che sia impossibile mettere in discussione le influenze che ha esercitato nel panorama Death del passato e che esercita tutt’ora su molti gruppi contemporanei di grosso calibro. Il complesso è indubbiamente dotato di buone doti tecniche che emergono bene in questo Lp: il riffing di chitarra vede gli strumentisti esibirsi in scale molto complicate eseguite a velocità impossibili nei momenti più veloci mentre nei momenti più lenti sono gli accordi a farla da padroni, molto più semplici da eseguire ma di indiscutibile potenza; solo i disadorni assoli lasciano un po’ delusi per la loro semplicità e incompiutezza, ma tutto sommato i due chitarristi svolgono un lavoro molto buono. Per quanto riguarda il drumming si può dire esattamente il contrario: infatti il batterista dà il meglio di sé proprio nei rallentamenti, nei quali, accanto alla consueta, greve e devastante rullata di doppia cassa, riesce ad esibirsi in passaggi ad effetto e controtempi vari; la cosa non avviene nelle parti più veloci, nelle quali resta ancorato ad un canonico Blast Beat. Ottima la prestazione del bassista al quale, non riuscendo egli a farsi sentire in una proposta musicale tanto caotica, vengono riservati alcuni stacchi veramente interessanti e ben inseriti. Una nota di merito anche per il cantante, in grado di alternare un growling della giusta tonalità a più rari screaming, sempre ottenendo un effetto dirompente. Infine la produzione, assolutamente perfetta, quella che ogni band sogna per una propria “creatura”: nitida abbastanza da non impastare i suoni ma in grado di non privare di potenza l’intero lavoro.

Giunti a questo punto e vedendo il voto crederete che soffra di sdoppiamento della personalità e che ci sia un Tepes n° 1 che osanna gli Incantation e un Tepes n° 2 che, di nascosto da se stesso, gli ha messo un voto “senza infamia e senza lode”. E invece c’è un “ma”, una serie di pecche che rendono questo disco tutt’altro che una collana di perle. Le canzoni infatti, per quanto presentino molti cambi di tempo e dimostrino di avere una certa struttura, sono internamente molto ripetitive: all’interno di ogni song i nostri propongono più volte lo stesso riff ottenendo l’effetto di annoiare terribilmente l’ascoltatore. Se si unisce a questo il fatto che i riff ripetuti sono per lo più quelli più lenti e pesanti, capirete l’effetto soporifero che quest’ album può avere. La qual cosa può essere imputata o ad uno scarso interesse nella cura del songwriting (improbabile in una band che suo malgrado resta underground) o, verosimilmente, ad una miope scelta stilistica.

A questo punto mi si potrebbe far notare che questo è un difetto tipico di tutti i lavori Doom: ma purtroppo non è questo l’unico limite di “Decimate Christendom” . Le canzoni non sono solo formate da riff replicati fino al collasso, ma sono tutte imperniate sulla stessa struttura: e questo non solo le rende difficilmente distinguibili, ma rende l’intero cd eccessivamente monolitico e barboso. Tuttavia, la macchia più vistosa di questo Lp è il fatto che riprenda, senza cambiare una virgola, schemi vecchi di circa quindici anni e riproposti lungo tutta la loro carriera: insomma l’impressione finale è quella di trovarsi di fronte al clone di uno dei capolavori del loro passato. E per rendersene conto basta prendere il libretto e dargli una lettura: le solite tematiche di anticristianesimo e satanismo vengono propinate per l’ennesima volta, proprio come la loro musica.

Sono io il primo ad amare un certo mood schiacciante, quello che lascia l’ascoltatore boccheggiante a cercare ossigeno, ma in questa uscita gli Incantation non si sono resi conto di avere esagerato e di avere dato vita ad un lavoro monotono, prevedibile ed emozionalmente sterile. Certamente la sufficienza se la merita, ma non posso proprio dargli di più: canzoni apprezzabili e degne di un ascolto reiterato ce ne sono, ma restano comunque un’esigua minoranza. La maggior parte sono decisamente trascurabili e poco rilevanti. Chi è in cerca di un prodotto ben suonato e formalmente curato o chi è un secolare fan del complesso, vedrà soddisfatte le proprie aspettative, ma mi sento di asserire che “Decimate Christendom” è un cd da ascoltare ma non da acquistare.

Gli Incantaion sono quelli di sempre, ma anche la loro musica e per quanto potente non riesce a mascherare una certa mancanza di idee. Un buon cd non necessario, superfluo anche sugli scaffali del più incallito Death Metaller.

Carico i commenti...  con calma