Non si può, a trentacinque-quarant'anni, sentire dentro una nuova ondata di "Psychopsilocybin". Questo è ben comprensibile, anzi auspicabile. E se proprio dovesse venirti quella voglia lì incontrollabile, furiosa, lussuriosa e sbavante di stage diving e urla alla Mike Patton, hai sempre una certa età.

Tutto ciò che sei è filtrato da esperienze, tour, nuovi campi musicali esplorati, dischi di merda, dischi carucci, e NEL PEGGIOR CASO MTV. Chi a trentacinque-quarant'anni si mette a fare la stessa musica che faceva a diciotto anni molto spesso ha bisogno di soldi, o lo fa pur sapendo che verrà ridicolizzato, O ambedue.

NEL MIGLIOR CASO ti chiami Picciotto, MacKaye, Denison, Yow.

Evidentemente gli Incubus non hanno mai preso in considerazione il rischio di tornare règazzini; la loro evoluzione (involuzione) progressivamente ammiccante al mainstream non ha ammesso divagazioni nostalgiche verso i vecchi capolavori, pur mantenendo tra gli sbarbatelli la fama digruppo"cheffàgrunge". Ammettiamolo: dalle svolte di "Make Yourself" e "Morning View", passando per i video iper-sdoganati di Drive e "I Wish You Were Here" fino ad una sbandierata vena pseudo-caciarona di "A Crow Left Of The Murder..." e "Light Grenades", gli Incubus sono sempre stati "moltoffighi". E' una cosa parecchio strana perchè in tanti -me compreso- hanno continuato ad ascoltarli, pur senza impegno, pur provando un certo fastidio nei loro confronti, pur rimpiangendo S.C.I.E.N.C.E.

A cinque anni di distanza da "Light Grenades", arriva "If Not Now, When?". Se ogni album degli Incubus rappresenta una piccola svolta rispetto al precedente, un nuovo ambito musicale esplorato, quello della loro ultima fatica esplora un mondo povero d'idee, coverizzato, pieno di luoghi comuni, testi stucchevoli ed aria fritta. Un sostrato di piccoli cantautorucoli del cazzo quali James Blunt, Mika (sentire la title-track per credere), Paolo Nutini, ed il Chris Cornell di "Scream!". Dopo il primo ascolto sembrano queste le influenze di "If Not Now, When?".

In seguito si riescono addirittura a sopportare una manciata di pezzi. "Defiance", voce e chitarra, è abbastanza orecchiabile, per quanto potrebbe sembrare tranquillamente un inedito di Chris Cornell; "In The Company Of Wolves" si salva per la sua seconda metà lisergica e spigolosa, che ricorda leggermente i Porcupine Tree di "The Sky Moves Sideways"; la ballatona "Adolescents" sembra una canzone di "Morning View" e non è nemmeno troppo malvagia se non fosse che si ripete TROPPO più del dovuto.

Ora...

Se non conoscete gli Incubus, prima di impelagarvi in questo disco, iniziate da Fungus Amongus e S.C.I.E.N.C.E.

Se conoscete Brandon Boyd e soci, se conoscete alti e bassi della loro carriera, prima di ascoltare questo disco fatevi una premessa necessaria in testa: gli Incubus vanno presi per ciò che sono, ovvero un gruppo che faceva gran bella musica. Riprendevano Faith No More e Primus senza risultare derivativi, lo scratch ci stava che era una meraviglia, erano davvero "cazzuti"! Ora trasudano onesta mediocrità con canzonette in canottiera e ballatone strappamutande, quando va bene.

Così non rimarrete troppo delusi. 

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