Dopo alcuni anni iniziali di crossover vivace e brillante devoto a Faith No More, Red Hot Chili Peppers e in qualche misura anche ai Primus, nel 1999 gli Incubus danno alle stampe MAKE YOURSELF, l'album che li consacra definitivamente a livello mondiale grazie soprattutto all'accattivante hit Drive, un delizioso e un pò ruffiano pop acustico. Benché questo sia il pezzo più fruibile in catalogo, non è difficile intuire il corso intrapreso dalla band californiana, la quale ha virato verso un sound più melodico e disteso. Il peculiare "background" funky e modernista resta intatto, così anche certe caratteristiche: l'iniziale Privilege riprende lo stile potente di S. C. I. E. N. C. E. , Make Yourself e Out From Under, i pezzi più tirati, rimandano ancora ai Faith No More, la strumentale Battlestar Scralatchtica è un funky spigliato alla Red Hot Chili Peppers condito dal lavoro in consolle di Dj Kilmore, allora nuovo membro (subentrò infatti a Dj Lyfe); inoltre la voce calda e giovanile di Brandon Boyd ricorda parecchio Mike Patton e in qualche frangente anche Anthony Kiedis, del quale tuttavia,  con tutto rispetto, è molto più capace.

Ad ogni modo questo disco risente parecchio dell'influenza grunge: i caratteristici midtempo e chitarre al contempo melodiche e grintose si incastrano perfettamente con i groove funkeggianti affidati alla sezione ritmica, il bassista Dirk Lance e il batterista José Pasillas. Nowhere Fast e Pardon Me alternano strofe rispettivamente funky e drum'n'bass a ritornelli distorti; Clean si dispiega in modo analogo, combinando percussioni effettate e lo scratch di Kilmore con le chitarre energiche di Mike Einziger; The Warmth e Stellar sono tradizionali ballate che partono in punta dei piedi per poi potenziarsi nei refrains, mentre la romantica  I Miss You è una ballad pò alla Smashing Pumpkins.

Grunge il loro (sarebbe meglio dire post-grunge) che non suona carico di spleen e di nichilismo esistenziale come dovrebbe essere da copione, ma che risulta garbato, edulcorato nei toni ma piacevole all'ascolto. Degni di menzione allora anche i testi, che, a maggior riprova dell'assenza del lirismo cupo e pessimista del grunge, tessono una trama vagamente concept consistente in una sorta di incentivo all'autodeterminazione e al rifiuto delle convenzioni sociali e alla mentalità di massa. La dice lunga dunque il titolo dell'album e della title-track, MAKE YOURSELF, ovvero "forma te stesso,  costruisci il tuo ego".

I dettratori di questo album imputano al gruppo un ammorbidimento sonoro a fini di lucro poco nobili. In parte è vero: S. C. I. E. N. C. E. è più originale e complesso del lavoro in questione e non è detto che la band non avesse intenzione di ragginugere il successo internazionale. Ma che c'è di male? D'altronde le canzoni non sono così spudoratamente commerciali, eccezion fatta forse per Drive, che comunque non è affatto brutta. Cosa che, col senno di poi, non si può dire degli album successivi, ma ad ogni modo Brandon e compagni hanno sempre prodotto musica gradevole, anche quando è divenuta "radio friendly". Dunque va precisato che MAKE YOURSELF non ha sancito la loro fine, ammesso che gli Incubus siano un gruppo finito, il che, a parere del sottoscritto, non è affatto vero.

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