Ho ascoltato innumerevoli volte questo disco e ogni volta queste tredici tracce hanno la capacità di "costringermi" all'ascolto senza respiro. Ma la peculiarità principale di un buon recensore dev'essere quella di non scrivere da fan e quindi procederò all'analisi più obiettiva possibile.

Si comincia con "Privilege" che già dal riff iniziale fa presagire un proseguio di grande qualità dal punto di vista di riff e suoni da parte del chitarrista Einziger. Il pezzo scorre con molta energia con un ritornello che si ricorda facilmente. Si prosegue con "Nowhere Fast" la cui introduzione non smentisce quanto detto prima con dei gran bei suoni di Einziger: ormai il suo marchio. Ancora molta energia ma ben canalizzata con l'assidua cura dei particolari da parte degli stessi Incubus e anche da parte del produttore Scott Litt. Energia che si respira non solo nei primi pezzi ma all'interno di tutto l'album. Il disco procede sempre coerente con le premesse introdotte dai primi pezzi. Altro brano da sottolineare é "The Warmth" molto bella anche nella versione acustica avendo un ritornello che in fondo si presta molto alla riproposizione chitarra-voce. Dopo un altro paio di pezzi notevoli come "When It Comes" e "Stellar" arriviamo alla title-track, che insieme a "The Warmth" e "Pardon Me", rappresenta uno dei momenti più alti del disco. Il pezzo inizia solo chitarra e voce ambedue filtrati. Voce che proseguirà filtrata per quasi tutto il pezzo. Particolare anche per il tempo dispari (7/8). Segue "Drive" che ha permesso agli Incubus una grande visibilità anche verso quelli che non li conoscevano prima con conseguente programmazione su MTV eccetera, eccetera... Niente di male perché il pezzo resta comunque ben fatto, molto orecchiabile e con un bel testo (che non guasta, anzi). Nota di merito anche a "Clean" che inizia con le percussioni suonate da Mr. Brandon Boyd: molto suggestiva soprattutto dal vivo. Discorso a parte merita la (quasi) strumentale "Battlestar Scralatchtica" che denota tutta l'immensa bravura dei musicisti a partire da Pasillas (batterista) fino al bassista passando anche dal D.J. il quale é fondamentale in questo brano quanto negli altri come nell'iniziale "Privilege". "I Miss You" é un altro pezzo la cui resa é maggiore in versione unplugged ma nel disco é suonata ed arrangiata molto bene: peccato per il video davvero inutile. Ho già anticipato che "Pardon Me" fa parte della triade di brani migliori di questo disco: introduzione relativamente tranquilla che poi esplode per poi ricadere di nuovo nella calma con la strofa cantata da Brandon Boyd in modo egregio data anche la difficile metrica dei versi: anche qui un ritornello che si ricorda facilmente. Chiude questo disco "Out From Under" che mette in luce forse l'anima più "rumorosa" degli Incubus con un grande muro sonico di chitarre distorte: brano assolutamente degno di chiudere un disco di tale livello.

Gli Incubus sono un gran gruppo capaci di suonare a livelli straordinari con grande qualità; capaci anche di innestare nel loro suono più rock anche gli intrecci elettronici di D.J. Kilmore che in questo disco dà molto a dispetto di chi lo vuole come un personaggio inutile all'interno del gruppo. Per concludere, un gran disco da parte di una grande band criticata recentemente per le ultime uscite discografiche che non hanno certo lo spessore di "Make Yourself", che resta comunque l'apice della loro discografia, ma comunque rappresentano un altro passo di un gruppo bravo ed originale.

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