Esistono giornate melodiose e altre che scorrono in silenzio: poi esistono gli agenti atmosferici, le interazioni, più o meno, (dis)umane e le frequenze ambientali...

Esistono pure i motivetti amichevolmente fetenti che il tuo cervello ha assimilato, negli anni, e ciclicamente ripropone in loop.

Mi alzo e sembra una di quelle giornate in cui l'inedia ti accompagna fino a sera e, dove, tutti i buoni propositi vanno a farsi benedire: le foglie di bancha paiono avere lo stesso umore del nuvolone scuro che, torvo, ti guarda dalla finestra (oggi non si piglia la moto). Non sembra esserci nemmeno il fiato per il rito del caffè e dei giornali nel bar sotto casa: le ore notturne non hanno portato consiglio...

"...pan da da pan, pan pan pan, pan da da pan, pan pan pan, pan da da pan, pan pan pan, pan da da pan, pan pan pan..."*

Eppure basta poco. Che il bastardo dentro la tua scatola cranica decida di mettersi in moto: quando succede, se succede, spesso sceglie di farlo in modi inaspettati.

Portandoti alla mente persone che non vedi da tempo, avvenimenti che hai dimenticato e, appunto, motivi che non ascolti da tempo ma che mai dimenticherai: non sempre ad essere portate a galla sono sensazioni piacevoli, certe volte avresti preferito rimanere nella noia...

...ma qualche volta ti cambiano la giornata in positivo, tanto da farti tirare fuori la moto dal garage, nonostante il rischio di pigliarsi acqua.

 

Una piccola recensione per un piccolo album.

Dura poco più di 22 minuti (per 7 canzoni) l'esordio (1982) dei francesi Indochine: pochi minuti in cui a farla da padrona è una New Wave ricca di sfumature Pop (come voleva la moda del tempo). Qualche anno, e disco, dopo gli Indochine avrebbero trovato gli spunti per allargare i loro orizzonti musicali (soprattutto a livello elettronico) ma qui siamo ancora a livello di germoglio: sia chiaro che non voglio dare una connotazione negativa alla cosa, anzi, ma solo avvertire chi disprezza il Brie di non aspettarsi il Camembert.

Infatti il pregio maggiore del disco è riuscire a proporre delle melodie accattivanti pur rimanendo nel solco punk-rock da cui i francesi certamente provenivano (ed i testi a volte a sfondo "politico", altre "sociale", molti i riferimenti alle dipendenze, lo dimostrano). Un disco semplice e diretto insomma che, nonostante sia percorso da una vena di rabbia giovanile e da una sottile malinconia (chi ha detto che i francesi sono italiani di cattivo umore?), scorre via liscio e lascia delle buone sensazioni (che rimangono, come detto,bene impresse nel cervello come l'attacco della canzone che da il titolo). 

Forse sarò strano ma a me mette allegria (soprattutto la cover "L'Opportuniste").

Sia "Indochine" che "L'Aventurier" sono riferimenti avventuroso-letterari: non so se v'interessa ma ormai l'ho detto...

 

"Dizzidence Politik Fabadapap
Dizzidence Politik Fabadapap!
"

Carico i commenti...  con calma