1) Prologo.

Difficile comprendere l'arte moderna! Spesso nelle immense gallerie d'arte sono esposti quadri che a fatica riesco a digerire. "Grandi maestri" mi si dice "per grandi opere", eppure in molte delle loro tele, percepisco solo orgie cromatiche che persino il peggiore dei pittori riuscirebbe a produrre. Quadri costosissimi eseguiti con mezzi costosissimi tanto che mi inducono a ragionare sul famoso detto: "chi ha il pane non ha i denti". Immaginate che in quest'aria satura di poca ispirazione e scarsi mezzi tecnici spunta, all'improvviso, la tela di un emergente pittore, uno di quelli che non ha un nome e non ha i mezzi monetari per sostentarsi. Ma questo giovane ragazzo ha qualcosa che i grandi e più pubblicizzati maestri hanno da tempo dimenticato: il talento, la fantasia e la capacità di trasporre in immagini il proprio universo interiore.
Ora immaginate che la galleria si trasformi in un ipotetico "museo del suono" e che il gruppo emergente di cui parliamo risponda al nome di Indukti.

2) Viaggio alla scoperta della ghiandola pineale dell'uomo.

Ghiandola all'apparenza inutile acquisisce importanza negli anni '60 e '70 come colei che regola il ritmo cardiaco ed il ritmo sonno-veglia dell'uomo, il nostro orologio biologico interno. Questi sono gli Indukti, la scansione del tempo in fase onirica.
Gruppo emergente della, oramai, meravigliosa Polonia che continua a proporre musica europea di grandissima qualità ed intensità (provate a cercare anche "Out Of Me" dei Riverside) tanto da perdere quella freddezza con la quale spesso la immaginiamo. Gli Indukti sanno fondere la genialità dei Tool con la psichedelia dei Neurosis passando attraverso i King Crimson, Porcupine Tree ed un pizzico di Echolyn. È evidente che qui ci troviamo di fronte ad un disco imperdibile. Violini, arpa, batteria, basso e chitarra vengono manipolati con una maestria impressionante e la ricercatezza del suono non impallidisce di fronte ai maestri del genere. La base ritmica si incastra alla perfezione creando un'omogeneità di basso e batteria elaborata, ipnotica e decisamente trance. Con una base ritmica di tal livello le frequenze alte possono fare ciò che vogliono in quanto la struttura regge alla perfezione a prescindere dalla fantasia di chi compone. Ma il bello è che le chitarre, i violini e l'arpa non appaiono come meri figuranti, ma si inseriscono in ritmiche forsennate ed oniriche. La voce di Mariusz Duda (già voce dei Riverside) mordida e melodica rifinisce due delle sette tracce proposte in questo esordio che mostra tutta la sua immensità nei pezzi strumentali. Molto interessanti le dinamiche del suono, ora con volume più forte ora più debole, che rendono la musica capace di immensi trasporti emozionali. Il sound è sospeso tra un metal ed una atmosfera rarefatta... impossibile non restarne coinvolti, impossibile non perdersi nelle tinte forti e trasognate al contempo.

3) Epilogo

Tutti ad est ragazzi... tutti ad est, perché è da qui che il "rock" sta ripartendo. Questo disco degli Indukti è un capolavoro ed è inutile girarci attorno. Bisogna far esporre anche i pittori minori se vogliamo che la pittura tutta e le arti figurative, abbiano un futuro, una ventata d'aria fresca e possano rinnovarsi nella loro meraviglia. Gli Indukti hanno iniziato questo percorso, spero che possano trovare un posto nella vostra collezione di cd. Lo meritano come meritano una maggiore visibilità nel panorama musicale.

4) La vostra fortuna.

Come tutti i gruppi emergenti gli Indukti permettono lo scaricamento di 4 dei 7 pezzi presenti sul cd. Li trovate sul sito ufficiale. ...il vostro viaggio alla scoperta della vostra ghiandola pineale è appena iniziato: allacciate le cinture di sicurezza e tenetevi forte...

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