"Sono andati..." diceva qualcuno dopo il quarto disco degli Interpol. E come dargli torto? Sembrava che si fossero lasciati alle spalle una gloriosa carriera per un disco poco originale, ancora meno fantasioso, ma soprattutto NOIOSO. Oggi Paul Banks e soci, seppur senza bassista (sì, perché Paul Banks in quest'album si è preso l'impegno di suonare pure lo strumento di Carlos Dengler), sono di nuovo qui, con il loro quinto lavoro El Pintor, un ritorno alle origini che ricorda in alcuni tratti Turn On The Bright Lights ed in altri appunto il precedente Interpol, seppur con sprazzi di creatività inusitati. L'iniziale "All The Rage Back Home" fa già capire le intenzioni della band, che sinceramente di rabbia non ne ha mai espressa troppo. "My Desire" ricorda vagamente "Memory Serves", ma anche qui la fantasia vince. "Anywhere" è stata una delle prime canzoni dell'album suonate dal vivo e convince a pieno anche nella versione cd. Per rallentare un po' i ritmi Banks decide di puntare sulle atmosfere calme e distensive della bella "Same Town, New Story". Ma il ritmo si rialza subito con "My Blue Supreme", un pezzo non eccezionale ma comunque gradito all'ascoltatore. I guizzi di fantasia arrivano soprattutto nella seconda parte del disco: "Everything Is Wrong" non ha niente di sbagliato (a livello musicale, s'intende) e riesce a catturare l'attenzione già dal primo ascolto. "Breaker 1" è una canzone che riprende le atmosfere di "Safe Without" ma con più classe e decisione. Da notare sul finale della traccia un pezzo del maxiprocesso alla mafia ("mai avuto malasorte, Dio santo, e se mi consentite non uso i termini, io, di vittimismo e di persecuzione, che so che a voi non piacciono"). "Ancient Ways, secondo singolo estratto dall'album non è solo ricca di "f**k" ma anche di batteria e chitarre. Ma dopo una serie di pezzi come non si vedeva dai tempi di Antics, gli Interpol puntano al meglio per il finale, con due tra le più spettacolari canzoni che abbiano mai creato. Il pezzo forte dell'album è appunto "Tidal Wave", dove finalmente il basso di Banks riesce ad emergere anche se con l'aiuto dei synth sul finale. "Twice As Hard", di cui è stato pubblicato anche il video, calma le acque e chiude l'album facendo presagire il meglio per il futuro. Unica pecca dell'album: il basso si sente troppo poco! Spero che ascolterete il mio consiglio e dedicherete almeno un ascolto a questo splendido album... ne vale la pena, davvero...
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