"Giravamo negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Inghilterra, Giappone, Messico, Australia, riscuotevamo anche un discreto successo, ma erano, come dire, tournèe "normali", in normali teatri. Tornavamo in Italia ed era un'altra cosa."
Inti Illimani
La differenza tra i De-idealisti e i De-notisti sta nel cuore.
Caravan
Ero sicuro di trovare in questo libro molte emozioni musicali, culturali, umane, politiche. Infatti, dopo una una prima e rapida sfogliata sommaria, gli occhi sono finiti su di una foto degli Inti in compagnia di Mikis Theodorakis; e mi ha riportato alla mente quando io bambino, mio nonno mi faceva ascoltare i suoi dischi.
Il rapporto tra gli Inti e l'Italia è un rapporto profondo, nato da un triste e noto evento: il golpe di Augusto Pinochet, sotto la supervisione degli Stati Uniti nella persona del segretario di stato e futuro Premio Nobel per la Pace Henry Kissinger. Erano anni particolari, quelli, in America Latina. Sono sempre anni particolari in America Latina. La Nueva Canción Chilena, il movimento che vedeva in prima fila gli stessi Inti, fin dalla fine degli anni '60 stava dando spinta sociale e spessore culturale alla realtà cilena; e questo sarà una sorta di volano che porterà da lì a poco alla elezione democratica di un socialista in Sudamerica. Prima assoluta. Maledetto compagno Salvador, aveva sparigliato le carte degli americani, detentori del banco della zona. Salvador ha perso, ma non ha barato. Si vince anche nelle sconfitte; e se è un paradosso, un ossimoro, allora siamo al cospetto di un fiero paradosso e di un orgoglioso ossimoro. Gli Inti, scherzo del destino, nei giorni del golpe si trovavano già in Italia in tour. Erano anni particolari, quelli, in Italia. Sono sempre anni particolari in Italia.
Quel 11 settembre del 1973 gli Inti si trovavano a Roma, e Giancarlo Pajetta, storico compagno e dirigente del Partito Comunista Italiano, propose loro di restare in Italia mentre nel loro Cile la situazione precipitava in modo drammatico di ora in ora. Pajetta prese a cuore le sorti di questi ragazzi cileni. Divenne quasi una figura paterna e punto di riferimento umano, dato che il buon Giancarlo aveva alle spalle una lunga storia di militanza attiva da raccontare, fin dai tempi dalla sua villeggiatura in epoca fascista. Così gli Inti diventarono di casa alle Botteghe Oscure. Anche dopo il loro rientro in patria, nel 1988, il legame indissolubile con l'Italia non venne meno: le storie italiane degli Inti sono caratterizzate da una clamorosa normalità, da una voglia di condividere umanità in modo profondo, passionale, viscerale. La storia ha un qualcosa di leggendario, epico, come la storia del Bandolero di Vecchioni, come la storia del Sudamerica del resto. Provate ad ascoltare "Alturas" pensando che siete lì, da qualche parte tra Bolivia e Cile, dove il tempo è leggenda, e la terra è racconto. Storia italiana e storia cilena si fondono in numerosi eventi che hanno segnato un contemporaneo cammino dei due paesi; come ad esempio la finle di Coppa Davis tra Italia e Cile giocata a Santiago del Cile nel 1976. La famosa finale della maglietta rossa di Adriano Panatta. Ma il dibattito in Italia, prima che partisse la spedizione azzurra, era acceso; e gli Inti, in qualità di "rappresentanti del popolo democratico cileno", come loro stessi amavano definirsi, erano chiamati in causa. Un dibattito serrato tra loro e il capitano Pietrangeli e una lettera pubblicata sull'Unità, furono i due momenti in cui le ragioni degli Inti, le ragioni della paura che questa finale legittimasse in qualche modo il regime, presero una posizione forte. Le riflessioni giocano un ruolo fondamentale in questo libro: un lungo cammino di riflessioni forgiate con la paura, il pianto, la pietà, la nostalgia.
Gli aneddoti raccontano la avventurosa vita quotidiana degli Inti in Italia, mentre le riflessioni umane raccontano la profondità della loro anima. E in tal senso, la splendida introduzione del libro, è un susseguirsi di emozioni non filtrate. Le storie raccontano di grigliate alle feste dell'Unità, del sapore culturale del compagno Longo amante del Pastel de Choclo cileno, delle storiche parite di calcio giocate sulle orme della Battaglia di Santiago, storica ed epica partita tra Italia e Cile giocata ai mondiali cileni di calcio del '62. Partite che vedevano tra le file dei compagni italiani tali d'Alema (!), Ferrara (!!) e Adornato (!!!). E poi i funerali di Berlinguer, Gian Maria Volontè che piange sotto un ritratto di Allende, Fellini e il suo carrozzone cine-circense, fino ad arrivare al curioso modo con il quale gli Inti seppero della fine della dittatura: una curiosa circostanza che vede il gruppo protagonista a New York, in stato di arresto in aereoporto assieme ad un napoletano euforico per il fatto di essere agli arresti, in America, e pergiunta con gli Inti Illimani. La profonda e misteriosa leggenda della Sardegna, che è un po' Sudamerica, è un altro passo con il quale gli Inti puntano il faro sulle disparità sociali tra sud e nord Italia.
Mentre scrivo questa DeRece, nel lettore passa il disco allegato al libro: disco registrato dal vivo nel settembre 2003 in occasione delle tappe di Roma, Verona e quella Genzano di Roma che li accolse da esuli 30 anni prima. Il disco ripercorre molti successi degli Inti ("per un paio di anni, le classifiche Billboard, ci davano secondi solo dopo ai Pink Floyd come vendita di dischi in italia") composti lungo la loro ormai ultraquarantennale carriera, oltre a contenere delle canzoni del repertorio italiano come ad esempio Buonanotte Fiorellino del Principe o il "Tema d'Amore" di Nuovo Cinema Paradiso. "La Fiesta de San Benito" chiude il disco. Ma non è quel Benito... Pensare che Benito in onore di Juàrez... Ma è un'altra storia, che lascio volentieri ai De-notisti.
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