Chi dà per morto il progressive lo fa senza aver ascoltato il recente del genere e senza sapere quindi che anche in tempi recenti il genere ci ha regalato delle vere e proprie perle. Nel 2004 gli IQ ci hanno regalato questo "Dark Matter" che se non è un capolavoro allora cos'è?
Si tratta di un disco sicuramente diverso dai precedenti realizzati dal gruppo britannico negli anni passati. Il gruppo sembra almeno per il momento discostarsi da sonorità neo-progressive e tentare strade più classiche e vintage. Se prima erano soliti proporre un sound che oltre che sofisticato e pomposo sapesse essere anche orecchiabile e costituito da ritornelli cantabili e privilegiare atmosfere sognanti e dense ora ecco che si intravede un cambiamento! Gli IQ decidono di fare un salto nel passato, negli anni'70, nei tempi migliori del progressive rispolverandone gli elementi più classici senza tuttavia dimenticare ciò che hanno fatto in precedenza. Fanno capolino i vecchi suoni di organo e mellotron tanto cari ai grandi del prog ma anche il songwriting sembra essere più ispirato e meno diretto; anche a livello di suoni si può notare una più accentuata sperimentazione sonora e non sembrano esserci tracce di melodie troppo "easy". Un album sicuramente non di facile ascolto, dai toni talvolta anche oscuri, ma anche un album dinamico e che tende a rifiutare strutture eccessivamente lineari e rilassate, anche nei brani più brevi. Proprio questa dinamica fa sì che l'album si riveli piacevole ed interessante fino all'ultima nota. L'ascoltatore coinvolto nel viaggio musicale difficilmente potrà trovare l'album come qualcosa di ripetitivo e noioso fatto di pochi standard ripetuti e coloro che potrebbero aver avvertito un senso di prolissità in "Subterranea" e "The Seventh House" (altrettanto ottimi album, fra i migliori) non penso che lo avvertiranno con questo lavoro. Ogni canzone infatti sembra diversa da tutte le altre ed avere una sua identità e pochi elementi in comune con le altre e questo credo che sia un pro, dato che gli album così vari mi hanno sempre attratto particolarmente, per quanto molti li chiamino "mattoni"!
Le tracce sono solamente 5 per una durata totale di circa 52 minuti ma il proverbio "poche ma buone" qua calza davvero a pennello! Meglio concentrarsi su poche tracce ben articolate, magari con alcune suite all'interno che metterne 13 di cui 4 o 5 sembrano essere dei riempitivi. L'opener "Sacred Sound" è una cosa davvero fantastica; 11 minuti davvero intensi come non se ne vedevano da tempo! Intro con una tastiera molto ambient che lascia spazio a passaggi di organo davvero ben riusciti e sostenuti da una ritmica piuttosto audace; bella la parte lenta con l'organo protagonista di atmosfere mai così introspettive, parte finale più atmosferica con bei passaggi di chitarra e tastiera prima di riprendere la melodia iniziale. La traccia n° 2 "Red Dust Shadow" ha un sapore a metà fra Pink Floyd e Porcupine Tree: guidata da una delicata chitarra acustica e da tastiere leggere e... spunta anche il suono di un vecchio mellotron. Bella anche "You Never Will" leggermente più accessibile, aperta da un bel ticchettio d'orologio e sostenuta da tastiere solari e da un ritmo davvero ben scandito; belli i momenti di pausa affidati alle tastiere nonché il solo di tastiera centrale. "Born Brilliant" è forse la traccia dal suono più cupo: i suoni iniziali, per chi ci ha giocato, potrebbero ricordare tranquillamente alcuni momenti dei giochi di Oddworld (ad esempio quello del caricamento del livello o quando Abe visita i mattatoi o gli stabilimenti..., dai ditemi di no) e tuttavia non vengono escluse atmosfere dal sapore quasi space! E poi la suite "Harvest Of Souls", con i suoi 24 minuti e mezzo sembra davvero un viaggio nel passato! Tutto ciò che si può trovare in una classica suite prog-rock... c'è; cambi di tempo, stavolta anche improvvisi, sprazzi di tecnica sempre però con molta eleganza, parti delicate e sinfoniche (splendida l'intro acustica), ecc...
Un album praticamente privo di pecche, dotato di una produzione decisamente all'altezza, non so se è il loro miglior album oppure no ma questo non mi interessa. Da ascoltare per la sua magnificienza concentrandosi solo sull'ascolto e dimenticando tutto il resto!
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