Ascolti la musica di Iron & Wine e tutto ad un tratto vieni trasportato nel mondo di Walden, il protagonista del romanzo di Thoreau. Una vita semplice, senza tecnologie, senza mode e tendenze, lontano dalla società.
Samuel Ervin Beam, cantautore della Carolina del Sud dietro a cui si cela il progetto Iron & Wine, ha sempre fatto della sua musica un viaggio senza tempo, lontano dal mondo contemporaneo. Un folk classico, asciutto, fatto di melodie dolce-amare che si intrecciano ai suoni country del banjo e del violino. L’anacronismo del suo nuovo album Beast Epic è in netto contrasto con la contemporaneità del tema che lega tutti i brani, il pensiero vivido del tempo che passa, la bellezza e il dolore dell’invecchiare, il treno della vita che passa veloce e che dobbiamo sempre rincorrere.

Una riflessione di vita fatta di parole poetiche, di contemplazione del mondo che ci circonda. Come Walden, seduto fuori dalla sua baracca in mezzo alla foresta, Beam imbraccia la chitarra acustica e incanta con voce ovattata e sognante nella traccia d’apertura “Claim Your Ghost“. Il soave country di “Thomas County Law” ha il sapore antico e senza tempo delle campagne immense degli Usa, dove i cavalli dal manto lucente se ne stanno calmi nel recinto, dove in lontananza si può scorgere il rumore dei mietitrebbia, dove sul patio di una fattoria il cane assonnato si gode l’ombra, con un’anziana donna seduta accanto alla porta d’entrata intenta a sbucciare una pannocchia.

Quindici anni dopo il suo esordio, Iron & Wine stupisce ancora. Propone un album dalla bellezza cristallina, che profuma di fotografie ingiallite sulla credenza polverosa, di poltrone in pelle logore, di tende che svolazzano al vento fresco di fine estate. “Summer Clouds” è una delle migliori tracce del disco, con un ritmo lento come i pomeriggi di fine agosto passati sotto un’albero, sdraiati ad osservare il cielo terso, e le cavallette che balzano da un filo d’erba all’altro ignare del tempo che passa. Ignare della vita che, velocemente, ci lasciamo tutti alle spalle.

Il singolo “Call It Dreaming” è arioso, elegante e leggiadro. Un leggero aumento dei toni rende questo pezzo brillante, coinvolgente, magico come i vecchi brani di fine anni sessanta di Nick Drake e Neil Young. Un’atmosfera frizzante, come il vento che accarezza i campi di grano, il manto delle mucche al pascolo e i rami dei meli stracolmi di frutti maturi. Frutti maturi proprio come maturi sono i tempi per il cantautore, che nonostante abbia appena superato i quarant’anni, si immerge nel pensiero di cosa lascerà ai posteri, di quanto invecchiare lo abbia fatto diventare un uomo con soddisfazioni e rimpianti, gioie e momenti bui. Un uomo che attraverso la sua musica si mostra nudo, fragile eppure al contempo determinato e felice della vita che ha trascorso nel mondo.

"For all the love you’ve left behind / You can have mine."

Il violino pizzicato, il contrabbasso spavaldo, la voce distesa fanno di “Last Night” il brano più peculiare del disco. Un andamento a metà tra il jazz e il blues. Un ritmo leggero e morbido come camminare a piedi nudi nell’erba umida di rugiada, come un’ape che svolazza tra i profumati fiori di lavanda, come una stella cadente in una chiara notte di settembre.
Così come nel romanzo di Thoreau il protagonista Walden riflette sul rapporto tra uomo e natura, il barbuto Beam in questo suo nuovo album usa i fenomeni naturali come le stagioni, il cielo, le stelle per riflettere sul passato, sul tempo che fu, su come oggi la tendenza sia di dimenticarsi del tempo trascorso con le persone amate. Il brano di chiusura “Your Light Miles” è il momento in cui Beam si chiede “What will become of us?“, cosa ne sarà di noi? Un pezzo commovente, spogliato di ogni eccesso, scarno e saturo di emozioni. La perfetta chiusura di un viaggio che partendo dal passato, si interroga nel presente e guarda verso il futuro speranzoso e senza rimpianti.

Iron & Wine è tornato alle origini con questo suo nuovo Epic Beast. Trascende ogni moda musicale e ogni epoca con un suono chiaro, maturo, conciso, intriso di ricordi ed emozioni. Con la chitarra in mano, come nella copertina, Sam Beam canta bendato, senza guardare né indietro né avanti, ma tirando fuori tutto il suo talento e mostrandosi di nuovo in grado di confezionare un disco eccezionale, genuino, poetico e suggestivo.

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