Incredibile, coinvolgente, emozionante, epico, stratosferico.
Non so più cosa dire per complimentarmi coi Maiden. Ragazzi quest'album è di una bellezza sconvolgente. A conferma di quanto penso dico e ripeto da anni: i Maiden sono l'unica band che più passano gli anni e più sfornano musica sempre più bella (al contrario di Metallica, Megadeth, Limp Bizkit anche se il genere che fanno non c'entra un cazzo) ed idee nuove.
L'opera si apre con "Different world", riff potente, creativo, ti arriva in faccia e nell'orecchio con un'energia inaudita. Tutta la canzone si sviluppa in un susseguirsi di melodie eccelse, dove la magica voce di Bruce, l'ormai famoso ed indiscutibile basso di Harris e l'assolo di Smith si uniscono fino a formare una miscela esplosiva. Pezzo esaltante. Voto 9.
"This colours don't run" è una ballata che trasmette emozione e ricordi struggenti, proprio come quelli descritti nei pensieri di un soldato protagonista del testo. Azzeccate le melodie di tastiera: danno una cornice poetica fantastica. Voto 8,5.
"Brighter than a thousand suns": Questo pezzo riprende inizialmente le sonorità del precedente, fino al momento in cui una cavalcata metal entra prepotentemente. Fantastico il basso di Harris (come cazzo fa ad andare così veloce con quelle dita??); Il tutto come sempre incorniciato a dovere da tastiere ed archi che ci fanno tornare alla mente ancora una volta che definire i Maiden un semplice gruppo metal è troppo restrittivo. Voto 8.
"The pilgrim" ci permette di "tirare un po' il fiato", e non perchè sia tranquillo come pezzo (si vedano le virgolette), ma perchè melodicamente meno impegnato e ricercato dei precedenti, ma non per questo meno bello. Ciò che rende gradevole l'ascolto di questa traccia sono le particolari melodie di chitarra dal sapore orientale, assolo di Gers compreso, e dalle variazione di tempo che si presentano tra strofe e ritornelli (del resto con Mc Brain alla batteria non ci si può stupire di queste cose). Voto 7,5.
"The longest day": Pezzo dalla melodia iniziale fantasticamente inquientante, così come la voce di Bruce, che in questo pezzo fa da padrone. Poi uno svilupparsi di maestosità e cattiveria, quasi ad esprimere una sorte di rabbia repressa che rende le sonorità di questa traccia accattivanti, grintose ma allo stesso tempo struggenti. Fantastici i controtempi di batteria/basso chitarre nel bridge di mezzo; melodie ricercate, in particolare negli assoli. Canzone semplicemente meravigliosa. Voto 9.
"Out of the shadows": pezzo tranquillo, commovente nel testo e rilassante nella musica. Ciò che ci vuole sempre in un album rock che si rispetti. Dalla struttura abbastanza semplice, si discosta un po' da ciò che abbiamo ascoltato sinora, ma comunque gradevole e degno di nota. Voto 7.
"The reincarnation of Banjemin Breeg": questa è il primo singolo estratto e si capisce il perchè, maestria musicale a tutto campo. Intro arpeggiato fantastico, poi improvvisamente i Maiden si lasciano andare ad un riff potente e dall'impatto micidiale, con l'aggiungersi di una linea vocale tagliente e precisa. Introduzione all'assolo che va a riprendere cavalcate metal d'altri tempi e Murray che ribadisce ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) la sua abilità sulla chitarra. Maestoso. Voto 9,5.
"For the greater good of good": Signori giù IL CAPPELLO. In vita mia non credo di aver mai sentito nulla di simile. Questa canzone è semplicemente paradisiaca; ti scendono le lacrime da tanto che è bella, emozionante ma grintosa, con passaggi strumentali che mischiano sonorità gotiche a medioevali, il tutto ovviamente in una cornice rock che fa accapponare la pelle da tanto che è azzeccata. A mio parere questo pezzo rappresenta la parte più nobile della carriera dei Maiden. Non so se definirla un inno alla musica metal o quella lirica. Ecco l'aggettivo giusto per questo pezzo: INDESCRIVIBILE, Voto 10 su tutti i fronti.
"Lord of light". L'intro si unisce magicamente col finale del precedente pezzo, fino a quando una chitarra esplosiva dà il via ad una canzone potente, tagliente, mettallara al massimo. devastante il basso di Harris e semplicemente meravigliosi passaggi strumentali e assoli. Aggressiva. Voto 9,5.
"The legacy". Con questa ballata tranquilla ed impegnata si chiude l'opera d'arte. Chitarre acustiche molto gradevoli e melodie fini e ricercate per più di 5 minuti, poi il rock maideniano che interviene con melodie vocali che assomigliano ad una marcia russa (per certi aspetti ricorda molto le sonorità di "No prayer for the dying"). Conclusione con assoli che riportano alla mente i tempi di "Powerslave", in una cornice rock decisamente più classica. Azzeccata. Voto 8.
RAGAZZI HO LETTO ALCUNE RECENSIONI DI QUESTO ALBUM CHE MI HANNO FATTO RABBRIVIDIRE. IO RISPETTO E RISPETTERò SEMPRE LE OPINIONI ALTRUI, MA CHI SA QUAL è LA BELLA MUSICA NON PUò NON ANDARE MATTO PER QUESTO ALBUM. C'è STATO CHI HA DETTO CHE QUESTO CD FA SCHIFO E CHE I MAIDEN SIANO FINITI; A QUESTE PERSONE DICO: FORSE è MEGLIO SE SPEGNETE LO STEREO E GUARDIATE MARIA DE FILIPPI. up the irons
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