L'esordio di "The Ides Of March" che ha tutta l'aria di sembrare un pezzo monumentale, scandito da un tempo lento e da riff ben definiti e precisi, tipici di questa band Londinese che iniziò il suo debutto nel lontano '75. La seconda traccia, la famosa "Wrathchild", molto carica e ben definita nelle sue parti, più volte riproposta nei Live, proprio perché meritevole della fama che si è conquistata tra i Fan's della band. Il disco prosegue con "Murders In The Rue Morgue" e "Another Life", quest'ultima potendola definire una tipica canzone degli Iron Maiden, scandita dai tempi di Nicko McBrain che durante la canzone varia continuamente. Il disco prosegue con "Genghis Khan" e "Innocent Exile" in cui anche Steve Harris trova il suo ampio spazio. Inutile ribadire i Riff e i Verse che rende ogni canzone degli Iron inconfondibile. Si arriva a "Killers", la canzone che ha dato il nome all'album; un intro che come tutta la canzone tiene un ritmo "galoppante", che personalmente adoro. Si arriva a "Prodigal Son" con questo intro Acustico e rilassante, che viene accompagnato poi da batteria e chitarre che mantengono sempre questa incantevole Metodicità, contrassegnata da assoli da cui puoi percepire una vena malinconica. Fin dall'inizio, "Purgatory" ci risveglia dalla malinconia che ci aveva portati la traccia precedente, ritmi incalzanti e assoli ben definiti e impeccabili come sempre, compongono questa canzone tipicamente Heavy. Si arriva così a "Twilight Zone", ennesima ma instancabile canzone di questa Heavy Metal band che ha segnato la storia. Concludiamo con "Drifter", che ha tutta l'aria di una canzone che la band ha usato per lasciare chi ascolta questo album con una tipica canzone tipo Iron Maiden anni '80.
Album molto valido, purtroppo da molti snobbato e/o dimenticato, contrassegnato da un'insieme di assoli molto ben definiti, anche se non velocissimi o complessi.
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