Nel 1984 gli Iron Maiden mettono a segno il quinto colpo vincente con il loro quinto capolavoro, Powerslave, la perfetta sintesi dell'approccio furioso degli esordi e della ricerca di nuove sonorità da parte della band. Stavolta l'ambientazione è antico-egizia ( questo creerà degli scontri tra la band e Ronnie James Dio, che nello stesso anno pubblica Last In Line,album che riprende la stessa ambientazione) grazie anche probabilmente al cinema dell'epoca (Indiana Jones), cinema a cui da Piece Of Mind in poi gli Iron Maiden sembrano ispirarsi sempre più per le loro canzoni (Where Eagles Dare,ad esempio)...

Un'altra cosa che caratterizza il tema delle loro canzoni è la Storia, ed è proprio con un po' di Storia che l'album si apre, nel migliore dei modi, con Aces High: la battaglia d'Inghilterra(1940/41) rivive nei testi come nella musica in questa canzone, dove si riesce a avvertire il panico del bombardamento e del duello aereo con un ritmo forsennato e frenetico che ci lancia in un ritornello aperto,arioso,evocativo dove Dickinson dà il meglio di se. Gli splendidi assoli della coppia Smith e Murray completano un brano che è assolutamente uno dei migliori mai scritti dalla band.
2 Minutes To Midnight, che diventerà un must nei concerti Maideniani si apre con un riff ormai famosissimo (ma in realtà rubato quasi del tutto da Flash Rockin' Man degli Accept) e prosegue con la solita ottima voce di Dickinson,che ancora ci narra di guerra, quella nucleare stavolta, con un testo sconcertante e violento.
Losfer Words (Big 'Orra) è una buona strumentale, che precede Flash Of The Blade, brano molto sottovalutato dalla band e raramente riproposto dal vivo; un tagliente riff su una sola corda ci introduce a un brano violento e cattivissimo nella musica, che verrà ripresa da Dario Argento nel suo film Phenomena, ma non nel testo, non molto ispirato.
The Duellist, ispirata al film di Ridley Scott, è probabilmente il brano più debole dell'intero album e sembra riprendere un po troppo nella struttura Where Eagles Dare.
Back In The Village ci riporta di nuovo in guerra, ma lo fa con meno convinzione dei due capolavori che aprono quest'album, ma non è affatto un cattivo brano, che contiene anche un bell'assolo di Smith...ecco che ci avviciniamo alla fine...vento e ululati, poi un urlo che muore in una risata e inizia Powerslave, la title track. Il sound è diverso, e sempre più lontano dalla ferocia stradaiola dei primi album, come lo sono i testi, che stavolta ci parlano delle ultime ore di vita di un faraone Egiziano. Un brano rappresentativo del periodo che stava passando il sound Maideniano, sempre diretto e violento, ma quantomai vicino a architteture sonore sempre più enfatiche e melodie sempre più ricercate.
Dopo l'impressionante title track, arriva il brano più ambizioso mai scritto dal gruppo, Rime Of The Ancient Mariner, che cerca di rimettere in musica "La ballata del vecchio marinaio" del poeta romantico Samuel Taylor Coleridge (1797). Il testo, scritto da un Harris ispiratissimo, è vicinissimo all'originale, con tanto di citazioni letterali, e riesce a trasmettere senza tralasciare alcun dettaglio le stesse emozioni che trasmette l'originale di Coleridge. Per apprezzare a pieno la canzone è consigliabile leggere prima l'originale e poi ascoltarla col testo sottomano; in questo modo sarà più facile apprezzare una canzone che altro è se non l'assemblaggio non proprio perfetto di almeno tre o quattro canzoni, con tanto di parte centrale recitata da una voce fuori campo, una canzone che potrebbe apparire fin troppo lunga e prolissa nei suoi tredici minuti dopo un'ascolto superficiale.

Dopo questa perla, si è finalmente giunti alla fine di un album capolavoro, assolutamente consigliato agli amanti del Metal in quanto pietra miliare(come ognuno dei primi sette album degli Irons) del genere sia per la musica che per i testi.

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