"The Final Frontier" è un titolo abbastanza eloquente per questa ultima fatica in studio degli Iron Maiden, e con "ultima" pare proprio che sia da intendersi in tutti i sensi e in modo definitivo: con sommo dispiacere per alcuni, con grande gioia per altri. Già si vocifera che anche il tour appena intrapreso nel mese di giungo dell'anno 2010 sia anch'esso l'ultimo, cosa che io reputo impossibile, dato che gli Iron Maiden sono da sempre una delle ultime macchine da guerra da palco, di quelli che non molleranno mai se non quando schiatteranno (ve lo immaginate Steve Harris nel suo castello, a rimirare una fantomatica collezione di conchiglie o a montare navi in bottiglia?).

Tornando all'accoglienza riservata questo disco, se davvero come si vocifera è l'ultimo, io sarò uno di quelli che prenderanno la cosa con grande sollievo. In studio quello che dovevano dire lo avevano già detto molti anni fa. Io sono uno di quelli della vecchia guardia, convintissimo che l'ultimo loro grande album sia stato "Seventh Son Of Seventh Son". Fino ad allora erano dei grandiosi, in modo incontrastato, per lo meno per quanto riguarda il metal britannico. Ma dopo... di "No Prayer For The Dying" e "Fear Of the Dark" potevano fare un disco solo, tenendo soltanto le canzoni migliori, dei due orrendi dischi con il mediocre Blaze Bayley salverei solo un paio di pezzi, e la reunion, da dieci anni a questa parte, è un grandioso minestrone ultra riscaldato. Gli Iron Maiden, insomma, dal 1987, sono ripetitivi e come ho già detto più degni di una spesa economica per un biglietto di un concerto che non per un disco di studio. Con "Brave New World" e "Dance Of Death" una leggera ripresa ma poco di vermaente nuovo, mentre  "A Matter Of Life And Death" lo reputo a dir poco imbarazzante ed infine questo...  "The Final Frontier".

È l'album più lungo che gli Iron Maiden abbiano mai composto (76':35"), con una lunghezza media a pezzi di 07:'59", cedendo così all'odiosa moda del mercato del disco moderno di "riempire" il cd il più possibile. Prodotto per la quarta volta con Kevin Shirley, di "The Final Frontier" abbiamo avuto un preview con la canzone Eldorado che, citando Wikipedia, parla "della confusione creata dalla crisi economica mondiale che ha recentemente colpito i mercati mondiali, creando una situazione in cui, dopo aver fatto ciò che volevano con il proprio denaro ed averlo sperperato, adesso tutti sono costretti a vendere tutto al miglior offerente, facendo passare delle normali strade per strade patinate d'oro". Temi a parte, come sempre, i preview sono sempre quelli che fanno pensare che il disco sarà una figata, ma solo perché si ha avuto il buongusto di scegliere la canzone migliore da schiaffare al pubblico sbavoso e bramoso. Il disco è tutta un'altra musica.

"The Final Frontier" è invero quello in Lombardia si definisce un "quadrello", ossia un mattone, estremamente pesante: Satellite 15... The Final Frontier, Isle Of Avalon, When Wild Wind Blows (forse uno dei pezzi più belli del disco con Eldorado, almeno nella prima parte melodica), sono tutti pezzi troppo lunghi, ridondanti. Una volta ogni album dei Maiden durava tra i 40 e 50 minuti, e l'unica canzone "lunga" era il pezzo finale, una soluzione compositiva geniale negli anni '80.  Quelli erano bei tempi: vedesi Hallowed be thy name, To Tame a Land, The Rhyme of the ancient Mariner, Alexander the Great.

Gli Iron Maiden stessi sembrano essere di nuovo smorti in studio, un po' come per "A Matter Of Life And Death". Mi chiedo poi perché, perché, perché abbiano tenuto Janick Jers? Non bastavano Murray e Smith? Sono in troppi! Al di là del fatto che Janick Jers non lo sopporto (ok, opinione personale!!!), sono convinto che lui c'entri niente con i "veri" Irons: una volta fatta la reunion nel 2000, avrebbero potuto lasciarlo tranquillamente a casa a fare la calzetta o al massimo una tribute band agli Iron Maiden. L'unico pezzo che firma Jers è The Talisman, la scontatezza Maideniana fatta canzone. Anche lo schema compositivo è sempre lo stesso: basso sincopato con arpeggi delle varie chitarre di sottofondo e poi il pezzo che aumenta la velocità in distorto (gli Iron Maiden lo facevano nel loro album di esordio!!!): prendiamo ora Isle Of Avalon, ne è unesempio tipico. Stesso dicasi per The Man Who Would Be King e Starblind. Non male forse Coming Home e The Alchemist, ma niente che dia i brividi.

Il problema di "The Final Frontier" è quello che si presenta da tanti anni ormai, ossia la debolezza delle linee vocali (mi sovviene ad esempio Mother Of Mercy), ormai trite e ritrite, in ogni canzone c'è qualche rimando ad un brano del passato. Dickinson di voce ne tira fuori ancora, e sicuramente fa la sua solita figura, ma appunto... "solita". Anche i cambi di ritmo nelle canzoni, anch'essi tutti sentiti e strarisentiti.

Neanche la copertina mi piace troppo, questa ennesima reincarnazione di Eddie è a dir poco grottesca. L'ambientazione è una figata, ma lui sembra citrullo, bel lontano dalla figura con l'ascia in mano di Killers di pazzo di "Piece of Mind". Non stupisce che vadano in giro con i Dream Theater, altro gruppo da mettere sul carrello dei bolliti dal punto di vista degli album di studio.

I tempi di "The Number Of The Beast", "Powerslave" o "Seventh Son Of A Seventh" era chiaro a tutti che non potessero tornare, anche perché stile compositivo e musicale ormai sono da anni in fase di stallo, ma il trend sembra essere preoccupantemente orientato verso il baratro nelle ultime produzioni Maideniane. Insomma, se dopo una settimana di ascolti ininterrotti (ebbene sì, circola già in rete da un po' di giorni!!!) questo disco non riesce ancora a comunicarmi nulla di ché. Direi che non c'è proprio niente di nuovo sotto il sole: di dischi di studio è proprio il caso che gli Iron Maiden non ne facciano più!

PS e per una volta solo il primo a recensire un album che sia una novità/appena uscito/in fase di uscita in questo momento, dopo di me vedrete fioccare quarantamila recensioni tutte uguali, gnegneregné!!!

Elenco tracce e video

01   Satellite 15... The Final Frontier (08:40)

02   El Dorado (06:49)

03   Mother of Mercy (05:20)

04   Coming Home (05:52)

05   The Alchemist (04:29)

06   Isle of Avalon (09:06)

07   Starblind (07:48)

08   The Talisman (09:03)

09   The Man Who Would Be King (08:28)

10   When the Wild Wind Blows (10:59)

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Altre recensioni

Di  velu

 "The final frontier è un album autoreferenziale al massimo, quasi al livello del plagio di se stessi."

 "Non ci si aspetta che gli Iron sfornino un’altra 22 minutes, the trooper o run to the hills, ma stavolta non riesco a trovare neanche un brano che possa rimanere nel tempo ed essere ricordato."


Di  Adrian

 Se si riesce a suonare qualcosa che ancora si fa ascoltare dopo trent'anni direi che si può già parlare di un mezzo successo, e questo mi basta.

 Un disco che sostanzialmente di nuovo non ha niente, ma che può comunque piacere senz'ombra di dubbio ai fan della Vergine di Ferro.


Di  jordino

 Questo "The Final Frontier" è davvero un bell'album.

 La voce di Bruce Dickinson si inerpica dove i comuni mortali non giungono e disegna scenari splendidi.


Di  ciaio87

 Questo album è un album da capire, non è un album diretto con canzoni da 3 minuti che lasciano subito il segno.

 Non ha nulla da invidiare ai grandi album del passato... È SOLO CAMBIATO IL LORO MODO DI FARE MUSICA.


Di  metafisico

 Qui c'è metafisica, voglia di riflettere, ma anche la capacità unica di sprigionare energia.

 Il vecchio sound Maiden è morto e sepolto. E non c’è nulla di più grandioso che sterzare e fottersene andando avanti.