The Number Of The Beast è probabilmente il miglior album del quintetto metal britannico, di sicuro il pià famoso. Con quest'opera vengono definitivamente fissati i canoni del metal classico ed il suono delle vergini di metallo appare più maturo e limpido delle opere precedenti.

L'album è caratterizzato dall'entrata nel gruppo del vocalist Bruce Dickinson (ex Samson) e dalla realizzazione della maggior parte dei brani per opera del bassista Steve Harris. Si inizia con "Invaders", brano senza infamia e senza lode, e si prosegue con "Children of the damned", prima gemma dell'album: una ballata incredibilmente desolata costruita su un forte riff centrale che coinvolge per la sua carica emotiva l'ascoltatore. "The Prisoners", con il suo testo a mio avviso abbastanza sciocco, annoia con i suoi sei minuti... "22 Acacia Avenue" richiama alla memoria i migliori Black Sabbath presentandosi con uno degli attacchi di chitarra più celebri di sempre per poi proseguire ad un ritmo infernale scandito dalle martellate della batteria e concludendosi con un assolo struggente; "The Number Of The Beast" (ormai diventata canzone di culto per il tema trattato) oltre a fornire un po' di pubblicità ai Maiden (che non fa mai male) si contraddistingue per la magistrale interpretazione di Dickinson che con questo brano entra definitivamente nella leggenda.

"Run to the hills" risulta abbastanza banale mentre "Gangland" e "Total Eclipse" non si discostano dalla sufficienza ed assumono il ruolo quasi di brani riempitivo. "Hallowed by thy name" è il capolavoro dell'album, uno dei brai metal più coinvolgenti di sempre. L'intro scandita dai rintocchi delle campane, l'assolo funambolico, la voce possente di Dickinson, una sezione ritmica da antologia innalzano il brano a livelli sinfonici ai quali i Maiden non arriveranno più.

In conclusione l'album rappresenta uno dei capisaldi del metal, un must per tutti gli appassionati e non.

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