Ognuno ha i suoi idoli. E gli Ironsword, di idoli se ne intendono.
Gruppo portoghese, attivo dal 1995, debuttò nel 2002 con l'album ononimo. Il suo successore, "Return of the Warrior" fu pubblicato due anni dopo. Questo lavoro conferma la filosofia musicale della band di Lisbona, che ancora adesso si muove lungo un desolato sentiero disseminato d'impronte. Orme segnate ben trent'anni prima, dal passaggio di fieri guerrieri colmi di dedizione metallica, uomini valorosi ai quali la storia ha riservato un posto di tutto rispetto. Gli Ironsword si muovono sugli stessi passi, ma nei loro animi non alberga la presunzione di passare alla storia. No...gli Ironsword, sono difensori della fede che seguono le orme dei Grandi Maestri con l'intento di rendere omaggio a chi la storia l'ha fatta sul serio.
"Overlords of Chaos" è una servile celebrazione ai colossi dell'epic metal ottantiano, come Manilla Road, Omen, Manowar e Brocas Helm. Il disco si stende su tredici liturgie metalliche, per un'ora di lode al vero metallo epico. Lavoro tutt'altro che originale, ma certamente di buona fattura (la title- track, ad esempio, sprigiona una carica evocativa impressionante). Forse, la band maggiormente citata è quella di Mark Shelton, non solo nel guitar work, ma anche nelle vocals: J.M. infatti, tende spesso ad imitare il timbro nasale di The Shark, sebbene nelle parti sporche somigli curiosamente a Joakin Brodén dei Sabaton.
Ascoltando "Blood and Honor" e "Hyperborean Hordes", sembra di tornare ai tempi di "Into Glory Ride" dei Manowar, mentre "Crown of Iron", strizza l'occhio ai Brocas Helm di "Into Battle". Una curiosità: "Road Warrior" e "Fear of the Night", che potrebbero rappresentare un omaggio agli Omen, sono in realtà più vicine ai Running Wild del periodo "Under Jolly Roger" e "Port Royal". Che sia una cosa voluta o meno, non si sa; ad ogni modo bisogna aspettare "Dark Shadow of Stygia", per sentire un concreto elogio per band di Kenny Powell: la parte centrale del brano sembra un remake di "Teeth of the Hydra" (dall'album "The Curse", 1986). Nel finale, si depongono le armi con "The Pyre of Kings", rozza e ancestrale ballata acustica.
Pane per gli amanti del vero metallo epico.
Federico "Dragonstar" Passarella.
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