Quando guardo per l'ennesima volta questo bellissimo film non posso fare a meno di sorridere pensando che ormai la trama la so a memoria ma la seguo ancora come se fosse la prima volta. Per me 'Guerre Stellari' è stato un po' come il primo amore, quello che si imprime maggiormente in te e ti ricorda quello che eri tanto tempo fa…

'Guerre Stellari' mi ha definitivamente convinto su cosa dovessi fare e dovessi farmi piacere. Non perché lo diceva George Lucas (il regista): giammai! Piuttosto perché quello era ed è il modello di cinema che maggiormente seguo e amo. Quel cinema che è un miscuglio omogeneo e gassato di fantasy, humor, fantascienza, romanticismo e mitologia. Il gruppo di ribelli che lotta contro il nero e malvagio impero per la libertà è un esempio di fiaba classica passata in tutte le salse. Chi non ha mai avuto occasione di leggere di un qualche ribelle che lotta contro i potenti malvagi, o di chi sacrificava la propria vita per la libertà degli altri? La domanda è retorica chiaramente. Ma la vera innovazione di "Guerre Stellari" (in principio così si chiamava) è stata l'ambientazione della nostra fiaba. Trasporta tutto dalla dimensione limitata e relativa della Terra a una dimensione cosmica, libera da limiti e condizionamenti, dove tutti si posso spostare in libertà e muoversi, perché lo spazio è infinito. Ma il malvagio Impero stringe con il suo pugno di ferro questa libertà e di fatto la elimina. Perché parlo di "Guerre Stellari" se la recensione è intitolata "L'impero colpisce ancora"? Poiché per comprendere "L'impero colpisce ancora" e valutarne tutti gli aspetti bisogna prima vedere "Guerre Stellari" (ovviamente mi riferisco al film del 1977, non la nuova e barocca trilogia). Quindi avverto chiunque non abbia visto "Guerre Stellari (che oggi si chiama "Star Wars Episodio IV: una nuova speranza) di visionarlo prima di proseguire la lettura della recensione.

^SPAZIO RIFLESSIONE^.

Bene. Bisogna intanto sapere che il film "L'impero colpisce ancora", avente questo nome nelle sale italiane quando uscì nel 1980, oggi si chiama (per una maggiore implementazione nella saga) 'Star Wars Episodio V: L'impero colpisce ancora'. L'impresa più ardua da fare nella realizzazione del film era quella di renderlo paragonabile o perlomeno all'altezza del primo episodio, "Guerre Stellari". Si temeva infatti che i sequel di un qualsiasi film (e purtroppo molte volte è ancora così) fossero inferioni rispetto al primo che li aveva generati. Così la produzione corse ai ripari, visto che George Lucas (che diresse il primo episodio), ancora sotto esaurimento nervoso per la maratona del primo film, non volle prendere le redini della regia. Così essa passò a un veterano del cinema che fu a suo tempo anche maesto dello stesso Lucas. Parlo ovviamente di Irvin Kershner. Irvin ha lo stile registico che piace a me. Una forte soffermazione sui volti degli attori, inquadrature di piccole cose o oggetti in qualche modo importanti, riprese zoomate, la giusta trasparenza del suo stesso ruolo, rari ma presenti zoom a schiaffo. L'unica pecca è una poca attenzione alla simmetria delle inquadrature, cosa maggiormente presente nella regia Lucasiana. Gli attori rimangono gli stessi salvo uno nuovo, Billy Dee Williams, il debole incompreso Lando Carlissian. I personaggi subiscono un'analisi psicologica maggiore rispetto al primo episodio e vengono presentati i loro aspetti più intriganti. L'approfondimento dei personaggi permette una fugace presentazione del malvagio Imperatore e la introspezione del suo braccio destro e del mio personaggio cinematografico preferito: l'angelo caduto Dart Fener (Dart Vader in lingua originale). In questo film è più malvagio e deciso che mai. La sua autorevolezza e il suo carisma colpiscono a prima vista, ma al tempo stesso viene presentato come una persona che ha perso tutto e che non è oscuro come si pensa. La sua rovina è stata la concupiscenza e l'amore alla fine. Non gli è rimasto niente se non suo figlio, che cerca disperatamente di recuperare. Con l'ultimo atto del film comincia a chiarirsi la tragedia di Fener e con ciò anche il delicato meccanismo dell'impero, in vita solo grazie al potentissimo Imperatore e al suo servitore Fener. Il finale non è dei più allegri ma lascia intravedere un lume di speranza, che avrà libertà di incendiarsi, divampare e trionfare solo nell'ultimo episodio, "Il Ritorno dello Jedi". Ora analizzerò il film sotto Sette aspetti diversi, in modo tale da rendere fedeltà massima alla recensione di un titolo cinematografico storico, che si portò a casa due premi Oscar (Effetti speciali e Suono).

  1. REGIA: Irvin Kershner dirige in modo rigoroso e autorevole questa pellicola, rendendola non solo all'altezza dell'episodio che ne diede i natali ma adirittura allo stesso livello, se non oltre. Missione compiuta dunque. Come elencai in precedenza, Kershner utilizza molto bene la tecnica del primo piano sui volti umani e non e aggiunge un abbondante tocco di sentimento nella saga, assente quasi totalmente dal primo episodio. Bravo Kershner.
  2. SCENEGGIATURA: Leigh Bracket, George Lucas, Lawrence Kasdan: quello in mezzo inventa e quelli agli estremi sceneggiano. Così è nata la storia de "L'Impero colpisce ancora", una storia con maggiore presenza di filosofia e più, se vogliamo, sofisticata. L'assunzione dei due nuovi sceneggiatori è stata utile, non c'è che dire e aggiunge valore a questo film, aprezzato per una volta tanto dai fan quanto dalla critica. Molto bene.
  3. SCENOGRAFIA E COSTUMI: che dire? Gli effetti speciali dell'epoca richiedevano l'uso di modellini giganteschi per fare le navi spaziali dell'Impero, così come quelle dell'alleanza ribelle. Il risultato? Iperuniversalmente (ho paura di aver coniato un nuovo termine) fantastiche. Niente, nennun elemento scenografico è lasciato al caso, tutto combacia alla perfezione, non ci sono stonature. E' meravigliosamente tutto colorato (tranne l'Impero), una gioia per gli occhi. Le pettinature della principessa Leila sono storia, il costume dorato di D3-BO (C3-PO in lingua originale) è memorabile più dello stesso film (è tutto dire) e Dart Fener è maestoso al 100%. La sua voce nella versione Inglese è da orgasmo!! Se devo dire qualchecos'altro occuperò tanto spazio da intasarvi la connessione a Internet; quindi meglio proseguire.
  4. ATTORI: bravi e senza fronzoli come al solito. Questi film di "Guerre Stellari" così come quelli di "Indiana Jones" sono stati la fortuna e il trampolino di lancio di Harrison Ford! Storica la frase: "Ti amo Ian", "Lo so".
  5. EFFETTI SPECIALI: La neonata ILM, grazie a un budget molto più cospicuo del primo episodio, costruisce un universo inverosimilmente grande e rende realtà l'immaginazione sempre meno vincolata dai soldi di George Lucas. Certe sequenze, come quella dell'inseguimanto nel campo di asteroidi sono da antologia. Solo la ILM poteva superare la ILM.
  6. MONTAGGIO: George Lucas pensa come un montatore (che è la sua fase di postproduzione favorita). Era eviente nel primo film come in questo, dove riveste il ruolo di produttore esecutivo, assieme al coraggioso Gary Kurtz. Per qualche motivo però esce dal suo ruolo e in qualche modo riesce a imprimere se stesso anche in questo film, che non ha diretto personalmente
  7. MUSICA: John Williams compone per questo film una delle sue colonne sonore capolavoro, che include un pilastro della musica da film: la famosissima marcia Imperiale. Peccato che non abbia vinto l'Oscar anche per questo Episodio, come invece era stato per il primo. Superba.
Ebbene ecco quì, fan e non di Guerre Stellari e parenti. Vi lascio questa recensione per ricordare a voi stessi e a me che non si vive di solo pane ma anche di cinema. E che la forza ci accompagni. Sempre.

 

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