"Tarots and the North" (dodici scritti abbinati ciascuno ad un Arcano Maggiore di Luis Royo)

"XII. The World"

Volgere lo sguardo alla strada percorsa è proprio di chi si avvicina alla meta. Osservare il silenzioso annientamento delle innumerevoli impronte lasciate lungo il cammino, travolte dalla neve immacolata di angusti passi montani, occultate dal transito pacifico dei pascoli di vallate smeraldine o spinte nell'oblio dalle dita gelide di un mare intento a lambire i fiordi scoscesi delle coste scandinave. La caducità dei segni incerti prodotti dal nostro passaggio sfigura di fronte alla forza portentosa delle immagini proiettateci dentro da questa terra splendida, talmente superiore nella sua abilità di incidere la memoria con raffiche di indelebili suggestioni, da alimentare il dubbio che, durante l'intera spedizione, possa essere stata lei ad esplorare noi anziché il contrario.

Il Nord, con la sua musica, si insinua nei recessi dell'animo, lo invade come fosse un veleno iniettato nell'organismo per immunizzarlo dai suoi mali, lo svela e lo risana, dimostrandosi un fedele alleato nella ricerca e nel guadagno di quella dimensione contemplativa così lucidamente descritta da Seneca nelle sue lettere indirizzate al caro amico Lucilio, colme anch'esse di preziosissimi consigli per riuscire a condurre un vita serena: «Ti dirò allora che cosa mi sia stato di conforto; ma prima voglio dirti che queste cose in cui trovavo sollievo hanno avuto per me l'efficacia di una medicina; i buoni conforti si trasformano in medicine, e qualunque cosa solleva l'anima giova anche al corpo».

Il suono, mediante le benefiche onde da esso emanate, possiede una capacità lenitiva pressoché illimitata, ma va saputo coltivare e accudire amorevolmente, fino a fargli assumere quelle forme sopraffine, capaci di vibrare in sintonia con i più intimi sussulti della natura umana. Gli Isildurs Bane, maestri indiscussi di tale scienza, hanno impiegato oltre un decennio prima di raggiungere simili risultati, fortificando le fondamenta sinfoniche degli esordi, estinguendo la vena jazz dei lavori successivi ed incrementando gli aspetti acustici di "Cheval", sono giunti infine, nel 1992, a concretizzare quella cornucopia strumentale che risponde con orgoglio all'emblematico nome di "The Voyage".

La scena si svolge dunque alla fine del viaggio. Non solo del nostro, alla scoperta delle meraviglie progressive della taiga europea, ma anche di quello del sestetto svedese, fiero di aver coronato la sua ascesa grazie ad un maestoso capolavoro e straordinariamente in grado di ripetersi, cinque anni dopo, inaugurando il progetto "MIND" con uno sbalorditivo manifesto di chamber rock sperimentale, scolpito dai poliedrici interventi del percussionista Klas Assarsson, sottile coordinatore delle audaci sortite di flauto e chitarra ("The Flight Onward"), e rifinito con cura maniacale dalla cesellatura elettronica del tastierista, nonché principale compositore, Mats Johansson, regista di un'epica partita a scacchi tra il rigore classico degli archi e le tesi d'avanguardia degli ottoni ("Holistic Medicine").

Un così magniloquente tempio sonoro non trova la sua cifra emblematica nelle solenni assemblee tra l'oboe e la batteria di Kjell Severinsson, raffigurate nel frontone principale ("Opportunistic Walk"), ma nella deliziosa serie di metope che percorrono i volti del fregio ed eternano le folgoranti sensazioni della chitarra di Jonas Christophs e del basso di Fredrik Emilson, l'una guidata dal flauto attraverso i meandri di estatiche visioni ("The Pilot", "A Blank Page") e l'altro in devota udienza degli insegnamenti offerti dal violino di Joachim Gustafsson ("In a State of Comprehension"), angelico orefice dell'anima, in grado di elevarla incastonandovi i suoi celestiali gioielli di sapienza ("Ataraxia", "Unity").

In queste note, compendiate nel grandioso live "MIND Vol.2", prende sostanza una miracolosa panacea, custode di quella stessa proprietà terapeutica che Seneca, da perfetto saggio stoico, individuava nella calma e nella riflessione, scrivendo: «Gli studi sono stati la mia salvezza; è merito della filosofia se mi sono alzato dal letto, se sono guarito: a lei sono debitore della vita, anche se questo è il debito minore che ho con lei». Ma ergersi contro le difficoltà di un'esistenza mortale dagli eterei domini del pensiero si addice soltanto ai coltivatori di autentica virtù ed è improponibile per chi, come il sottoscritto, brancola nel buio di una realtà ambigua e avara di punti di riferimento, trovandosi perciò in disperato bisogno della quiete e del supporto scaturite dall'ascolto di prodigiose opere musicali, patrimonio di un mondo progressivo del quale la scena scandinava non è che una piccola, fertile e incantevole provincia.

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