Chiaramente sono pagine collose. Le tocchi, le palpeggi e ne resti invischiato. Il mondo è un lume pallido in un recesso inconoscibile della memoria, un ronzio latente di sottofondo; ma presto o tardi dovrai uscirne e tornarci. Lo sai. Per adesso, il meglio che puoi fare è arrampicarti sui margini, nuotare nei fine paragrafo, saltellare schizofrenico tra il significante e il significato. Il bianco e nero dei caratteri. Pensi che il mondo possa ben aspettarti un attimo, con la scusa che devi magari allacciarti la scarpa. E mettici un sacco, a farlo.

Ora è notte. Al solito, la cornice esterna della stazione dell'io viaggiatore era la nebbia. Ma hai bisogno di una cornice di notte per gustarti questo. Ti irrita non sapere, fremi di sapere, sei avvinghiato alla parola - troppo buio per leggere, cerca di accendere l'abat-jour senza perdere il segno. Ci arrivi? Ecco. Fortuna che hai le braccia lunghe. Ora puoi farti coinvolgere dall'angoscia proustiana di quest'uomo in cerca di una donna. L'alone stucchevole della profumeria l'avvolge - tu con lui, strappato via dall'odore di carta stampata, che piuttosto che svanire del tutto si mescola con tanti di quei profumi smaccatamente francesi che hai la nausea. Gli sottopongono all'olfatto un'essenza, un'altra, un'altra. Il signore cerca un profumo in particolare? No. No. No. Una donna. Ma perché adesso ti sembra che le cose, la cornice, l'essenza e il retrogusto siano cambiati? Per non parlare dell'ambientazione, decisamente meno chic.

Segui quest'uomo, che di sicuro ha più muscoli di te. Lo credi bene, sono muscoli pelosi e pleistocenici. Lui pure cerca una donna tra le tante, insieme con la posizione eretta. Sì, ma a parte questo, che c'entra? L'odore è del tutto diverso, acre, preistorico. Seguilo lo stesso; si sa mai che continuare ti porti a risvolti insospettati. Ma non puoi già più scegliere. Sei lì, col naso impiastricciato di mammuth.

E ora? Be', l'odore di fondo non è così diverso, sempre acre, ma sa di plastica, birra e amplificatori, in aggiunta. C'è sempre una presenza femminile, trovata per caso in mezzo al carnaio del rock n' roll. Vedi un po' che succede; ah, si ritorna al damerino. Ma ora non sai più qual è, la storia che volevi seguire. Un attimo di pazienza. Il destino, tanto, è comune.

Olivia è una donna mordace e carnivora. Annaspate adesso a fatica nel tripudio esoterico dei sapori aztechi; il tutto che sottintende un viaggio fra le pietre, l'oro precolombiano, le leggende del mondo e il sangue secco dei sacrificati, tempo fa. Cose che apparentemente non vi interessano: è nel gusto che tutto s'annega. Nell'aria rarefatta del convento messicano i piatti si cospargono di colori, ma non è questo l'essenziale. E' il gusto che predomina. Persino i nomi di quei cibi viene voglia di morderli e fagocitarli e assimilarli. Quante parole ci rimangono sulla punta della lingua, di solito, mentre le diciamo? Non queste, non con questa pienezza. Con quel retrogusto sanguigno, orribile e sublime.

(Il mondo ti richiama. Ti fai cosciente del ronzio. Stacca il telefono. Spegni il cellulare. Spegni pure il computer, che continua a trillare striduli martellanti stralci di messaggistica istantanea. Liberati e stacca il mondo, una buona volta. Perdio, sarai pure libero di concentrarti nell'ascolto di qualcosa di più intrigante rispetto a quel che senti di solito.)

Bravo, hai indovinato. E' proprio l'udito che ti serve: sei il re di un palazzo vuoto e labirintico, denso di echi. Il resto del cosmo è di nuovo sfumato via, stavolta del tutto. Assaggi la solitudine picchiettando con le dita sullo scranno (quanto è freddo). Ascolti. Registri. Stai. Le sottotrame di palazzo ti angosciano e avvincono. Spie e cospiratori, aria di rovesciamenti, o forse è solo la tua paranoia. Non puoi muoverti. Sei prigioniero della tua introspezione. Sei il più povero degli uomini. L'unica porta che può condurti all'esterno passa per i tuoi timpani. Vedi un po' come puoi fare per salvarti da questa ansia di vivere.

Bene, questa dev'essere la fine. Peccato. Non ti viene voglia di saperne qualcosa di più? Certo questo libro è stato scritto nello stesso periodo dell'altro. Quello che hai sempre amato. Quello che iniziava con te, e un viandante nel mare di nebbia. Be', non male neppure questo. Non male decisamente. Ma che ne sapevi, eri in libreria, l'hai preso e morta lì. Che ne sapevi che è il primo libro di Calvino pubblicato postumo. Che ne sapevi - nemmeno l'hai letta, l'introduzione, tornaci su adesso, semmai - che doveva far parte di un ciclo di racconti dedicato ai cinque sensi, ma il poveraccio ce l'ha fatta a farne solo tre. E come li ha fatti, però. Beh, adesso che fai? Magari torni al computer. Riallaccia il legame col mondo, sì - conviene. Oppure no. Non ne avevi un altro da parte, che era in lista da tempo e...? Magari domani torni in libreria. Stasera non hai sonno.

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