Non amo il black metal, ne tanto meno una certa filosofia di true-metal come stile di vita o di pensiero, ma stavolta ho fatto un eccezione. Il motivo di questa eccezione è che questi ragazzi li sento un pò vicini a me in quanto calabresi e perchè si tratta di un gruppo emergente (come tanti) del nostro panorama underground, ma passiamo al sodo...

Profonda oscurità arriva all'orecchio da questo disco e non potevo aspettarmi diversamente; canzoni fatte di sonorità fredde e dai paesaggi forestali, di atmosfere inquiete e di vento che soffia tra gli alberi, quel vento che ti mette paura quando scuote i rami facendoti girare di scatto al solo pensiero che qualcuno o qualcosa si celi ladietro. In sintesi questo lo scenario evocato dai suoni presenti in questo mini CD autoprodotto. Black essenziale e senza fronzoli, di quel black inizio anni '90, quello alla darkthrone per intenderci, il vero e puroblack metal cosi come venne concepito: assillante, monocorde e fatto di urla strazianti e doppia cassa alla batteria a mò di martello (non ad elicottero, da non confondere con il power...).

In mezzo a tutto questo "trambusto" low-fi, Caronte (Charontis), attraverso il suo viaggio (Iter) ci porta anche in mezzo a parti acustiche con chitarra classica e flauto a creare bellissime atmosfere, sia come intro dei pezzi, sia per spezzare la furia ossessiva nel bel mezzo della canzoni e liriche in italiano e latino mescolati che conferiscono all'opera un carattere ancora più mistico. Dall'ascolto di queste composizioni si evince che non sarebbe l'inglese la lingua più idonea a creare atmosfere tetre, bensi proprio la nostra, ma il latino in modo particolare, anche se devo ammettere che è comunque difficile riuscire a capire cosa venga urlato senza avere il testo scritto davanti, anche se si tratta della nostra madrelingua (cosi come nella migliore tradizione del metal estremo). Tutto ciò conferisce all'opera un carattere più personale, e loro stessi si definiscono "true calabrian black metal" parafrasando il celebre "true norvegian".

In sintesi un lavoro discreto, sebbene finisca tutto qui e le canzoni lunghe 7, 8 (alcune perfino 10-11) minuti in cui ci sono si e no 2 o 3 variazioni di tempo e di atmosfera, risultano particolarmente indigeste, a meno che non si ami alla follia il tipico carattere deprimente e monocorde di questo filone metal, dal quale è già stato attinto parecchio, e quindi credo che i nostri debbano prossimamente inventarsi qualcosa per non rischiare di rimanere fermi al palo, oppure, continuare su questa strada per rimanere fedeli al true black, e ai soli true fans.

Consigliato solo ai blackster più rigorosi, ed io non sono tra questi...

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