Nel 1991 Ivan Graziani pubblica l'album "Cicli e tricicli" : purtroppo il sound che aveva caratterizzato (quasi) tutti i suoi album precedenti in questo lavoro latita parecchio. Manca in particolare il rock "sanguigno" ed energico eseguito in modo inconfondibile dal chitarrista per antonomasia della canzone d'autore italiana. E pensare che l'album precedente, "Ivangarage" del 1989, a livello musicale era impregnato di quella "carica rock" descritta in precedenza. In questo nuovo lavoro invece la carca e l'energia di "Ivangarage" sono, purtroppo, completamente assenti. Il suono che pervade tutto il lavoro infatti è molto più melodico ed intimista, forse troppo intimista. Anche per quanto riguarda i testi, spesso si tratta di temi già sentiti, e direi elaborati molto meglio, in precedenza nella sua carriera: donne condannate al rogo come streghe nell'Irlanda del 1600 (Emily); senso di impotenza verso la vita che scorre inesorabilmente e dove l'unico rimedio è chiudere gli occhi abbandonandosi nel far rivivere il passato (Soltanto fumo); la solitudine e il male che essa provoca nelle sue "vittime" (Bambino antico); l'attesa di un qualcosa che arrivi da lassù mentre invece si è bloccati in "uno stupido parcheggio di città" (Un'ora); la visione di un ippocampo sulla spiaggia ed il suo repentino saltargli in groppa mentre la città si inabissa, salvo poi scoprire che è stato tutto un sogno (L'ippocampo, ispirata da "La morte del cervo" di Gabriele D'Annunzio, abruzzese come Ivan). In "Solo arte" si parla di una contorsionista che si esibisce per un pubblico che pensa "Chissà quali strane notti d’amore con una contorsionista...Ma è arte, è solo arte ed è per questo che lei lo fa, piegata lì in mezzo agli occhi di tutti finché l’applauso non scoppierà. E si accendono le luci in palcoscenico perché finché un artista è lì in palcoscenico il palcoscenico si accenderà...E il padrone dice: Per quello che mi costa... Io farò quattrini a palate con questa contorsionista": forse una metafora riferita al mondo della canzone? Ma per fortuna qualcosa da salvare c'è: "Boccacciana" parla di una vicenda, appunto, boccacciana con molti doppi sensi a sfondo sessuale: una donna vuole arrivare vergine all'altare ed entra in un convento per confessarsi con tutto quel che ne consegue: "sì è vero ho peccato assai soprattutto con gli sguardi e le parole; e adesso tu se vuoi l'assoluzione inginocchiati e bacia l'altare, il demonio è sempre in agguato ma nell'inferno lo ricaccerò. Tocca tocca, prima o poi ti tocca tocca tocca, prima o poi ti tocca tocca, uh". Brano se non altro divertente, anche se non originalissimo. "Io mi annoio" parla dei ricordi di infanzia di Ivan in modo molto ironico: "Se mio padre mi avesse insegnato a fare il fotografo di matrimoni adesso sarei più rispettato sarei quel brav’uomo che non sarò mai. E mentre la sposa sorride ai parenti io vedo un confetto in mezzo ai suoi denti, un piccolo flirt con qualche zia al buio va bene lo stesso, tanto io mi annoio. Alla fine è sempre lo stesso che tu veda bianco, che tu veda nero io sono sincero qui mi annoio, solo come un cane in giardino e che non sa su quale pianta alzare la zampa. Ma qualcuno prima o poi un osso mi butterà e diverso sarà...". Ma il brano che preferisco in assoluto e che a mio parere è uno dei più belli di Ivan è "Kryptonite": innanzitutto è uno dei pochi brani, se non l'unico, dell'album con un ritmo musicale più vivace. E poi il testo è magnifico, anche se tragico: si parla della crudeltà cui viene sottoposto dai suoi coetanei un adolescente magari solo un pò più timido, il quale alla fine decide di farla finita in modo drammatico ma anche spettacolare: "Lello era bravo, diciamo un genio, sedeva sempre accanto al finestrino col suo fumetto preferito di Nembo Kid. E ridevamo tutti se diceva: -Io volerò, e delle nuvole più in alto andrò, non come voi che tentate di buttarmi giù: siete tutta kryptonite-...Disse allora: -Guardatemi- E si sporse sopra il ciglio e noi lì a trattenerlo -Posso volare e lo faccio quando voglio- Poi alzò le braccia contro il cielo, le allargò e con tuffo dentro il vuoto si lanciò e noi e noi e noi là, con la nostra mediocrità. Eravamo kryptonite". Due-tre brani non possono bastare a dare un giudizio sufficiente a questo lavoro, anche se mi pesa moltissimo mettere solo due pallozze ad un artista come Ivan; ma lui aveva sfornato molti lavori di primissimo livello in precedenza e quindi un mezzo passo falso gli si può tranquillamente perdonare. Si risolleverà con il successivo "Malelingue" del 1994, ma questa.....è un'altra storia!
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