Eh, sì, il Signore l'ha fatta veramente grossa la svista quando il 1 gennaio 1997 ci ha portato via Ivan Graziani, uno dei cantautori italiani più sensibili e geniali. Oltre al Signore l'hanno fatta grossa anche i nostri cari signori discografici che se ne sono quasi completamente dimenticati, se non fosse per lo sforzo di uno zoccolo duro di fans che ogni anno organizzano a Pesaro la rassegna "Pigro" non vi sarebbe nemmeno una manifestazione o una targa a onorarne il nome.
E sì che di buona musica alle nostre orecchie il grande Ivan ne ha regalata in quasi trent'anni di carriera, a cominciare dagli esordi con l'Anonima Sound datati tardi '60, a tutta la sua carriera solista che vede alcuni album che sono da registrare fra i picchi della musica italiana anni '70 e '80.

Grandissimo chitarrista sia ritmico che solista, è presente come turnista anche in album di suoi ben più famosi colleghi (Lucio Battisti in primis), ma anche cantante sopraffino con quel suo falsetto che in vari casi lo ha fatto ingiustamente paragonare a Pino Daniele (senza alcuna offesa per il napoletano, ma due stili musicali piuttosto diversi).
Condensare tutti i brani di rilievo di Ivan Graziani in un album, anche se doppio, è impresa alquanto difficile, ma bisogna dire che questa doppia antologia vi riesce abbastanza bene, contenendo quasi tutto l'indispensabile e percorrendo tutta la carriera.
Ci sono anche due inediti registrati nel 1995, "Il lupo e il bracconiere", una ballata rock che parla di una di quelle leggende che si narravano la sera seduti intorno al fuoco nelle sere d'inverno e che è tratta da una novella di Gabriele D'Annunzio, e "Giuliana", un rock-blues che ricorda un po' "Gotta serve somebody" di Bob Dylan, con un fantastico lavoro alle chitarre del Nostro.
Poi il resto. C'è un po' di tutto, da "Firenze (canzone triste)" a "Lugano addio", da "Monna Lisa" (bellissima questa, il furto di un quadro al museo del Louvre di Parigi, con il "custode parigino che spiava le bambine dell'asilo ora ha la bocca piena di biglietti del museo"), "Agnese dolce Agnese" (non si trattava di un plagio, era semplicemente la rielaborazione di un pezzo del '700, Ivan Graziani non era certo Zucchero), "Pigro", una canzone sul menefreghismo, sulla informazione che ci sorbiamo continuamente dai vari telegiornali prezzolati e venduti, la vera informazione andiamo a cercarcela da soli altrimenti saremo sempre più nell'ignoranza, "Fuoco sulla collina", musicalmente fantastica, un sogno caratterizzato da grandissimi assoli di chitarra, la pianistica "Ballata per 4 stagioni).

Ho voluto solo citare quelle che mi colpiscono maggiormente, anche se sono sicuro di avere dimenticato qualcosina. Tre brani, però, non li tralascio.
"Navi", con il titolo che evoca il nome dell'artista al contrario, che è probabilmente il pezzo che avvicina maggiormente Ivan Graziani a Lucio Battisti, con quelle splendide aperture nel ritornello; "Doctor Jeckyll & Mr. Hyde", uno dei pezzi di rock italiano da me preferiti, grande riff chitarristico e grandissimi assoli centrali; "Signora bionda dei ciliegi", ricordo di un amore lontano e dell'iniziazione al sesso, canzone fra l'altro piena di riferimenti ed evocazioni ben precise ("il bicchiere di spuma freddo nella mano").

Sarebbe tempo e ora che questo grande artista venisse una volta per tutte ricordato e rivalutato per quello che valeva. Tanto!

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