Ivan Graziani è il mio cantautore preferito, l'unico che mi ha fatto amare questa categoria, mi piace perchè lo vedo solitario, triste e riflessivo. Le sue canzoni si trovano a metà strada tra l'impegno e la musica leggera, ma di lui mi piace principalmente il lato melodico, le realtà descritte nelle sue canzoni e il tema ricorrente delle donne avute o sognate. Questo lo porta lontano dai cantautori classici e lo rende forse il solo nel suo genere, perfettamente a suo agio tra risvolti pop. Ivan era diverso dagli altri per gusti e testi, io lo immagino mentre scriveva i suoi brani, con i capelli davanti agli occhi, le mani sul foglio, lo sguardo rivolto alla porta, nella sua stanza, con la chitarra sul letto e alcune foto di donne sparse sul comodino, forse starò sbagliando ma lo vedo così.
Quando sono giù di morale e piove non esito a mettere un suo cd, lui mi evoca questo, non so perchè, ho bisogno di sentire la sua voce in quei momenti, probabilmente perchè mi trasmette fiducia. Tra tutti i lavori del grande Ivan ne sento uno in particolare, non è sicuramente il migliore, lui ne ha fatti di capolavori, ma questo è da sentire. Preso poco in considerazione, porta Ivan ad acquisire sonorità più in voga con il tempo ma miscelandole sapientemente con i suoi giri di chitarra. L'album si chiama "Nove" (molti non lo ritengono un granchè e nemmeno il successivo "Picknick", salveranno "Ivangarage" del 1989), in "Nove" è presente il solito stile di del cantautore, donne e sentimenti. La canzone che mi piace di più è "Minù Minù", che parla di un avventura con una ragazza gitana, Ivan presumibilmente s'innamora, ma lei è già partita e non resta che un flebile ricordo mentre chiede a se stesso dove sarà andata a finire. Canzone poco nota ma non da meno delle sue più belle, con ottimo arrangiamento e soffici atmosfere. Meritano pure "Lucetta fra le stelle" e "Geraldine" dove ricorda un altra donna e addirittura in "Blouson Noir" si avvertono echi di new wave, in voga a quel tempo.
Disco da avere, ottimo esempio di prodotto creato ed ideato negli anni 80, che non chiude le porte a nuovi suoni ma li amalgama ad uno stile già maturo, un album dimenticato che merita ampiamente, questo fa capire che con la scomparsa del cantautore teramano abbiamo perso una figura di rilievo nella musica italiana, che ha bisogno di più considerazione, per le qualità e per i suoi testi poetici. Oggi che tutti prendono per oro colato ogni singola parola di altri cantautori e che si osannano gruppi che non hanno più nulla da dire, un ricordo per Ivan Graziani è doveroso.
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