Magari è pure vero che alcune scene oggi sono come dei mondi di Katamari; ciò non toglie che per fare una palla decente e inglobare navi, torri e pianeti interi, ci voglia una certa destrezza.
Non ha particolare destrezza Julian Pearce da Brisbane, che fa rotolare la sua palla nel mondo fatato del dreampop, però un certo stile glielo si può riconoscere. Parte dal piccolo piccolo e si mangia quei cagnacci dei Wild Nothing, giusto per mettere massa; poi si pappa i DIIV tutti interi e pure un po' di War on Drugs; diventa medio e grandicello e va a riscuotere dai Lush e dai Chapterhouse più plasticosi. Il massimo della grandezza è riuscire a strappare alcune armonizzazioni alla follicolina ai soliti My Bloody Valentine e costruirci su pezzi tipo century, che peraltro a un certo punto materializza uno sclero di solista elettrica tipo J Mascis, magari per omaggiare l'allitterazione del moniker. Rotola rotola tra i tastieroni arcuati di Disintegration e li spalma ovunque, stucchevoli, raggiungendo nuovi vertici di magnetismo (leggi derivativismo, che comunque è la macchina gialla del vocabolario italiano e ogni volta che qualcuno dice derivativo e sue declinazioni bisogna usargli violenza, si sa).
Intuizioni niente male, tipo la chitarra quasi jangle di shadows - che tanto rubacchiare a Ask, la migliore amica dei dj italiani da balera, è esercizio comune - e pure momenti suggestivi tipo blur me out che è un incrocio svuotato di batteria tra Plainsong, Pictures of You e Touched, quel pezzo di Loveless che rientra nella categoria rarissima degli skit utili e belli. Il tutto con voce maschile angelicata artificialmente, duplicata e triplicata, stratificata in armonizzazioni, praticamente femminile.
Urgono intuizioni e contaminazioni nuove, nuove Grimes, tante Grouper, nuovi spunti melodici e ritmici, nel mondo del dreampop tutto sussuri eterei e tastieroni al formaggio. Altrimenti si rischia che diventi veramente tutto un ammiccare e un Me and My Katamari a far rotolare e crescere palle - quelle degli artisti e quelle degli ascoltatori - in un mondo pre-programmato. J. Francis ne esce comunque bene: fa musica tranquillissima e con discreti mezzi tecnici e impiego di forze, la condivide pure gratis o al prezzo che ti pare su bandcamp, ed è talmente periferico (=malcagato) che non ci si può proprio lamentare. Prendessero esempio, certi.
Carico i commenti... con calma