The Eddy è una miniserie uscita poco fa su Netflix. Si compone di 8 puntate da 45min ca.
The Eddy narra le vicende di Elliot Udo (Andrè Holland che interpretò Kevin nel pluri-premiato Moonlighting del 2016), un ex-pianista jazz americano che una volta a riposo, apre un jazz-club a Parigi.
Farid è il suo socio in affari nonché amico del cuore. Elliot si occupa della musica, compone musica jazz per la sua band che si esibisce nel locale e Farid amministra la contabilità. Farid però si caccia in guai grossi con la malavita locale e (dopo pochi minuti dall’inizio) ci rimette le penne.
Elliot era totalmente all’oscuro dei loschi traffici del suo socio-amico e si ritroverà in un mare di guai. A complicare le cose, l’arrivo dagli Stati Uniti della sua figlia di 16 anni, Julie (è Amanda Stenberg, attrice-modella di origini afro-americane-danesi, ha al suo attivo The Hunger Games). Julie è una ragazza difficile con un passato recente di abbandoni sesso e droga e ne combinerà di tutti i colori. Julie è strepitosa, è il diamante grezzo della serie, da sola vale la visione.
La sceneggiatura è di Jack Thorne e le prime due puntate sono state dirette da Damien Chazelle (il regista di Whiplash e La la land). Un regista “musicale” dunque che si avvale di uno stile raffinato che punta al realismo, sulla vicinanza di luoghi e corpi, con un taglio ruvido e sporco atto ad esaltare l’ambiente spartano ma raffinato di un jazz-club e che esplora scorci di una Parigi proletaria e multi-culturale. A tal proposito risulta interessante anche il linguaggio utilizzato che si compone di francese, inglese, arabo e slang delle banlieu.
The Eddy si muove e si dipana su tre fronti. I personaggi, ogni puntata ha come titolo il nome di uno dei personaggi, la musica jazz e la sottotrama criminale, la quale sebbene sulla carta abbia il compito di profondere una dose di tensione ed adrenalina resta la meno convincente delle tre.
Forse è proprio il jazz l’ingrediente più azzeccato. Vengono proposti molti brani ben suonati ed accattivanti, non sono un esperto di questo genere musicale ma il tipo di jazz scelto è piuttosto fruibile e decisamente piacevole. Non so nemmeno se tali brani siano stati composti appositamente per la serie, forse sì. E, ancora, sarà proprio la musica a regalare momenti “emozionali” di lirismo e poesia, di gioia e libertà in una miscela selvaggia e raffinata tipica del jazz.
Non so che seguito stia avendo The Eddy, non è il classico prodotto Netflix “commerciale” ma in fondo spero che girino una seconda serie per vedere come va a finire…
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