Crepuscolare.
E' la prima definizione che mi sovviene pensando a quello che io ritengo sia il massimo capolavoro della musica West Coast. Parlo di "Late for the sky", l'opera cangiante di Jackson Browne, per gli amici "Brother Jackson". Non solo per gli amici a dire il vero.

Chiunque sia cresciuto con la sua musica lo sente a distanza di tanti anni una sorta di fratello lontano, ma in fondo così vicino ai tormenti esistenziali e alla vicissitudini di noi gente comune.

Crepuscolare, dicevo. E' il momento della giornata evocato dalla stupenda copertina ispirata dichiaratamente a quel genio di Magritte.
Una casa fotografata all'imbrunire in un contrasto di luci già di per sè indicativo di quelle che saranno le tematiche affrontate nelle canzoni inserite nell'album. Parcheggiata di fronte alla casa una bellissima Chevrolet. Ecco, proprio dall'osservazione estatica di questa immagine deve obbligatoriamente partire questo viaggio malinconico ed intimista nel lavoro del cantautore californiano perchè già in quei contrasti tra chiaro e scuro troviamo gli indizi di una forte contrapposizione.Si avvicina la sera, le luci fuori dall'abitazione sono già accese. Il cielo però è ancora dipinto di un azzurro intenso, forse è un barlume di speranza ancora acceso forse rappresenta definitivamente il ricordo di cosa avrebbe potuto essere il passato.
Che non è stato.
Intanto forse dentro quella casa si sta consumando un dramma. Un rapporto che si sta spegnendo. Un sentimento che svanisce, lentamente. Questi sono i primi indizi.

"Late for the sky" è un viaggio nella sofferenza e Jackson ci chiede di seguirlo, di accompagnarlo in questa discesa negli abissi del tormento esistenziale. Ma è un viaggio proteso alla catarsi e non all'autodistruzione. La chiave interpretativa del profondo lavoro letterario svolto qui dal cantautore è rappresentata da quel sentimento di condivisione che rende in fondo l'essere umano un po' meno solo. Perchè prima o poi tutti nella vita perdiamo qualcosa.Un amore, una persona cara, un lavoro (sempre più spesso anche il lavoro) ed arriva il momento in cui ognuno di noi deve fare i conti con il proprio personale abisso. E si fanno i  conti con il passato, nella
speranza di trovare gli strumenti per la risalita. Che deve arrivare, e in tal senso Browne ci indica la retta via illuminando l'ascolto dell'album con intuizioni felici sia dal punto di vista prettamente musicale che da quello lirico e poetico.
"Late for the sky" non è un'opera "depressiva". Mi è capitato spesso negli anni di leggere commenti tesi ad evidenziare questo lato tragicamente malinconico nelle canzoni di Jackson Browne, ma io trovo invece che queste canzoni siano in fondo una sorta di psicodramma collettivo nel quale l'autore si mette a nudo e ci chiede di testimoniare la sua sofferenza. Già questo è un modo per superare positivamente i momenti negativi. Credo che mai in nessun altro album Jackson abbia rappresentato sè stesso con tanta onestà e sensibilità.

Entrando nel merito, è arduo riuscire a descrivere compiutamente le emozioni che scaturiscono dai solchi di questo disco.
La sequenza iniziale è mozzafiato. La title track è una gemma di insuperabile bellezza nella fusione esaltante degli strumenti che ne fanno una sorta di simbolo indiscusso del sound West Coast. Siamo nel 1974, all'apice creativo di un periodo molto florido dal punto di vista artistico-musicale e in questo album non a caso ritroviamo i rappresentanti migliori di quel suono. A partire da David Lindley, valente pluristrumentista che proprio in "Late for the sky" pone la sua firma con fraseggi deliziosi ed un assolo di chitarra inarrivabile.
E poi quell'organetto delicato in sottofondo. Negli anni successivi ho avuto modo di ascoltare innumerevoli versioni di quel brano, ma l'originale si è fatto oramai archetipo irraggiungibile. A livello emozionale è certamente da sottolineare il crescendo finale del brano, dove Jackson si inerpica sempre più in alto nella manifestazione del proprio dolore: "How long have I been sleeping, How long have I been drifting alone through the night,How long have I been running for that morning flight Through the whispered promises and the changing light of the bed where we both lie..late for the sky".
Dopo aver trattenuto il respiro seguendo Jackson negli ultimi versi, abbiamo giusto il tempo di riprenderci. Ma è un tempo esiguo perchè Brother ci aspetta al varco con una sequenza che stordisce: "Fountain of sorrow","Farther on", "The Late Show". Prosegue il viaggio introspettivo nei ricordi, nelle nostalgie, nella sofferenza associata all'incomunicabilità e all'ipocrisia.
In "The Late show" Jackson canta: "Everyone I've ever known has wished me well Anyway that's how it seems, it's hard to tell  Maybe people only ask you how you're doing 'Cause that's easier than letting on how little they could care".
In queste parole l'autore in fondo rende evidente e tangibile il "grande freddo" affettivo di una generazione uscita con le ossa rotte da quel tempo di sognatori pacifisti, che anelavano un mondo migliore. Rimane il sollievo di una vera amicizia e sempre in Late Show: "But when you know that you've got a real friend somewhere
Suddenly all the others are so much easier to bear"
..se hai un vero amico da qualche parte allora possiamo sopportare anche tutto il resto.....

Il disco procede spedito alternando ballate malinconiche a rock più tirati. La seconda faccia dello storico vinile si apre con "The road and the Sky", una vera sferzata di energia. A livello compositivo non ci sono momenti di stanca. E' un lavoro molto denso ed ispirato. L'apoteosi finale è affidata alla stupenda ballad ecologista, "Before the deluge". Qui Jackson lancia un accorato appello per la salvaguardia del nostro pianeta. Lo fa in chiave di racconto, descrivendo un'umanità alle soglie di un'apocalisse. Il brano mantiene ancora oggi tutta la sua attualità ed è uno dei più applauditi ai concerti di Browne. Il crepuscolo ha raggiunto il suo compimento.
E' notte fonda, il violino lentamente svanisce chiudendo questo emozionante viaggio introspettivo che pone un sigillo su un'epoca.

"Late for the sky" fu pubblicato nel 1974, e rappresentò idealmente in musica l'epitaffio disilluso di una generazione sconfitta. Il microcosmo rappresentato dal cantautore californiano nel disco in questione era in fondo la proiezione della lacerazione dei rapporti umani nella società.
Questo pietra miliare del West Coast sound va considerata sicuramente una delle vette creative di Jackson Browne.
Negli anni successivi il malinconico cantautore continuò a produrre album importanti (su tutti "The Pretender" e "Running on Empty"), ma a livello letterario "Late for the sky" rimase insuperabile e insuperato.

Da segnalare in questo disco la collaborazione con altri grandi rappresentativi artisti di quel suono: Don Henley, Dan Fogelberg, J.D. Souther oltre al già citato e valente pluristrumentista David Lindley, ancora oggi attivo collaboratore di Browne.

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