Il periodo buio, l'inesorabile decadenza di Jaco Pastorius è poco documentata per quanto riguarda il lato artistico. Le testimonianze, i racconti, le leggende sono innumerevoli, ma se andiamo a parlare di registrazioni, bastano le dita delle mani per contarle, se non le dita di una sola mano. Il motivo principale è che i concerti del nostro si erano drasticamente ridotti di numero, cioè in parole povere nessuno voleva più farlo suonare, perchè era imprevedibile... un fuoriclasse, certo... un genio, talento unico, ma così imprevedibile così folle... il problema era la testa, non la musica.

Jaco, fino a poco tempo fa osannato dalle folle e star delle tourneè dei Weather Report, ora faceva la fame per le strade della Grande Mela. Nel novembre 1985 viene miracolosamente ingaggiato per alcune serate in un piccolo club newyorkese. Il gruppo è buono, dal suono grezzo e non perfettamente rodato (si sente qualche errore o imprecisione qua e là), ma sono tutti musicisti che sanno il fatto loro: Hiram Bullock (chitarra elettrica), Kenwood Dennard (batteria), Delmar Brown (sintetizzatori), Michael Gerber (pianoforte), Jerry Gonzales (tromba, congas), Alex Foster e Butch Thomas ai sassofoni.

Coi primi due (coi quali Pastorius formava il trio PDB, iniziali dei loro cognome e di "Pretty Damn Bad", "maledettamente bravi") Jaco si lancia in interpretazioni devastanti di "I Shot The Sheriff" (cosa non fa Bullock!!!) e "Dear Prudence". La sognante melodia beatlesiana viene qui eseguita dalla chitarra, che alterna a essa pennate più ritmate, più funky. Ma la melodia è lì, è ancora così lennoniana ma è diversa, e Bullock rende tutto così cullante, che verrebbe da chiudere gli occhi e immaginare luoghi esotici e lontani se non venissimo ancorati alla dura, fantastica realtà dal basso pulsante di Jaco. Insomma, questi tre musicisti donano letteralmente una nuova vita al brano. Molto sentita anche l'esecuzione di "3 Views Of A Secret" (Pastorius alle tastiere), tanto sentita quanto è frenetica l'immancabile "Invitation" (a proposito, che fine ha fatto "The Chicken"?!?). Per farla breve, il nostro si dimostra ancora una volta a suo completo agio in una formazione a tre (come sa benissimo chi ha ascoltato il "Live in Italy" o il "Trio Of Doom").

Con il gruppo al gran completo il nostro ci dimostra con più convinzione ancora di essere ancora se stesso, d'essere sempre se stesso. Squillante, profondo, pulsante, ritmico e funkeggiante. Se qualcuno è in grado di non ballare o anche solo di non battere il piede a tempo ascoltando "Dania", ha tutta la mia stima. Walking bass insistente, fiati scatenati e grezzi, pianoforte semplicemente impazzito... Jaco è in grado di far ballare anche le piante, e ci fa vedere che ne è ancora in grado. Dimostra a chi lo crede finito che può ancora regalare emozioni. Nel novembre '85, con più alcool che sangue nelle vene, con gli occhi costantemente rossi e dilatati, Jaco Pastorius può ancora creare arte. Non ci credete? Credete che dopo Word Of Mouth abbia detto tutto ciò che poteva dire? O addirittura dopo Heavy Weather e Night Passage? Ok, vi capisco. E' comprensibile. In effetti il più era già stato detto. Ma Jaco s'era scordato di dirci ancora qualcosina, e rimedia in quel piccolo club di New York, talmente intimo che gli urli e gli applausi del pubblico fanno parte del sound del gruppo. Rimedia con una lunga e emozionante "Punk Jazz", toccante l'intro con le frasi di basso e dei fiati, sempre incredibile il tema, e incredibile nel senso di "non credibile", perchè descriverlo è impossibile, lo si può solo ascoltare...o suonare. E dal punk jazz al r&b di "Why I Sing The Blues" (sarò di parte, ma adoro la voce di Jaco, è così soul!!) il passo è breve. Reggae, jazz, funk, rock, r&b...le influenze di Jaco sono tutte rappresentate in questo disco.

E poi, "Naima", John Coltrane. Da maestro a maestro, Jaco prende quell'incredibile ballata e ne fa un desolato canto per il suo basso, uno showcase per il suo talento e il suo stile. Nel novembre '85 Pastorius regalò ancora la sua musica, e noi la celebriamo, nonostante la qualità audio di questo disco sia francamente bassa, nonostante il gruppo non sia rodato al 100%, Jaco resuscita Jaco e ce lo offre. E rivive ogni volta che questa musica inonda l'aria della nostra camera, del nostro salotto, della nostra auto, della nostra vita.

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