"Parlare del rock francese è come parlare del vino inglese", qualcuno ha detto.
Beh, il vino inglese, in effetti... no, grazie. Senza offesa, ci mancherebbe. Ma no. Ho detto no, davvero.
Invece...
...invece il Rock dei francesi, ma dei Francesi con la maiuscola, ha saputo essere originale e camaleontico come lo è stato in pochissimi altri luoghi - In giro per il globo.
Certo, trovare una "concorrenza" degna di Gente tipo Jacques Higelin non sarebbe uno scherzo - in ogni lingua, ad ogni latitudine. Meglio riservare un posto a parte, per certi Personaggi - paragonabili a ben poco, al di là di sé stessi. Mattatori delle 7 Note che hanno abbattuto ogni frontiera esistente (o immaginaria...?) tra due figure in realtà mai così distinte: lo chanteur e il comedién.
Si dirà: certo, ma per i Francesi non è una novità - questo "genere" d'Artista. Un attimo.
Per chiunque si chiedesse "ma chi è mai, costui, per farla breve...?", Higelin è tante cose assieme. E' un attore. Che ha lavorato con alcuni dei più Grandi. E' un cantante-autore che "interpreta", uno che recita sopra le note. E all'occorrenza, anche fuori - dalle note. Un "Cantattore" capace di trasformare ogni canzone in uno scenario teatrale - sul cui sfondo è il principale, ma non sempre l'unico, personaggio.
Ma due cose, su tutte, portano il suo marchio d'unicità: i testi, partoriti dall'alto di un'immaginazione torrenziale (si, in certi casi si può davvero dire che Canzone d'Autore è Letteratura, eccome). E il suo "bacchico" e invasato trattare il pianoforte, figlio di anni di gavetta nel giro del teatro-caffè. Qualcosa che ne fa una via di mezzo fra l'istrione Aznavour e il rocker Johnny Hallyday, un Poeta ubriacato di champagne e di canzoni e Rock'n'Roll.
Che i suoi primi passi, in realtà, li ha fatti quando il Rock era ancora molto giovane.
Ma nel '79 (perché è il 1979, l'anno che ci interessa) il Rock è già maturo. E' vero - rischiava d'invecchiare e di finire i suoi giorni in ospizi di noia e apatia, ma il Punk gli ha dato la scossa. E nel '79 Higelin s'inventa l'ennesima, spiazzante trovata della sua carriera d'istrione, che delle mode se ne frega e preferisce fare a modo suo. Se ne esce con due dischi gemelli ma separati: "Champagne pour tout le monde" e "Caviar pour les autres". Le due parti d'una stessa frase. Apertura e chiusura di un discorso. Due dischi venuti alla luce tra la Francia e la Louisiana (il cajun, il Mississippi, New Orleans e le Antille a due passi... del resto, la stessa Louisiana non era Francia, "qualche tempo fa"...?) - e due Nomi su tutti ad alzare il livello del cast: Mickey Finn, Chitarra (anche) di Nino Ferrer. E Bernard Paganotti, uno che ha suonato il basso per il Gruppo di "tale" Christian Vander...
Solo che, tanto per essere ancor più spiazzante, il caviale viene servito PRIMA dello champagne - per scelta o per caso...? Mai chiarito del tutto. Sta di fatto che esce per primo l'album che sarebbe dovuto uscire per secondo. L'ascoltatore di oggi non si fa di questi problemi: le due opere sono fruibili su un CD unico, in perfetta (ma illusoria) continuità.
Perché è bene tener sempre presente dove finisce lo champagne, e dove si inizia a servire il caviale.
L'istrione Higelin entra in scena, sullo sfondo del piano che scandisce il tempo e di una notte che promette grandi cose. Lucciole, folletti, elfi e fauni sono gli strani incontri che la magia di questa notte gli mette davanti. O è semplicemente "la follia che l'accompagna", quella che gli procura le sue pazze visioni. O è semplicemente che ha bevuto troppo ed è tardi, e comunque c'è tempo per un altro bicchiere - "Champagne..."
...mentre il piano lascia il posto a percussioni caraibiche, con l'istrione che s'immagina galeotto ai lavori forzati nella Guayana Francese ("Cayenne, c'est fini...")...
...prima di ritrovarlo fra le chitarre countryeggianti di Tete en l'air o in volo, a bordo del suo aeroplano (Dans mon aéroplane blindé) - ansiogeno blues ad alta quota, la musica persino più fragorosa dei motori.
Poi si ritorna a terra e si balla, sulla disco carnascialesca di Ah la la quelle vie qu'cette vie (basso esplosivo), oppure si organizza un "attentato al pudore" cercando l'incesto con la propria sorella (prima che arrivi il marito di lei...), e Musica e Teatro diventano un indiavolato tutt'uno.
Ci si rilassa a ritmo di ragtime cabarettistico (Hold Tight), si ammira la maestosità elettrica del Rock di Captain Bloody Samurai e già ci si sta alzando per l'ovazione, ma prima che cali il sipario arriva il tuono di un Concorde a squarciare l'azzurro, e...dulcis in fundo, la bellezza totale di Vague à l'âme. E qui si ammutolisce, anziché applaudire.
PAUSA.
Si serve il caviale.
E si riprende a tempo di Rock: quello "dixie" che fa pensare ai Little Feat e che in Louisiana ti ci porta direttamente, a bordo di un sassofono (Mama Nouvelle Orléans), e quello distorto della serie "il Punk non è passato invano" (Trois tonnes de TNT - più esplosivo di così...), e poi...
...e poi, d'un tratto, pace. Dolcezza. Blu elettrico di luci al neon. Arriva il lento. C'est git une star. E' un Capolavoro.
Nuova frenesia. Avec la rage en d'dans. La batteria a inseguire cadenze "progressive", le chitarre fanno la voce grossa. In Beau, beau ou laid è il piano ad accelerare, a tempo di boogie. In mezzo, la scarnificazione acustica di Je ne peux plus dire je t'aime. Dall'urlo al sussurro.
Sono ormai sazio al punto che non ci sarebbe bisogno d'aggiungere altro. Ma dopo frammenti di rumore e strumentali in piano elettrico, il funk di Le fil à la patte du caméléon riesce a dire ancora qualcosa in più. Il silenzio (e sì, stavolta gli applausi) scende solo con la pioggia, alla fine di On A Rainy Sunday Afternoon. Slow blues tristissimo. Si è ballato, si è bevuto. Ma adesso la festa è finita.
"Parlare del rock francese è come parlare del vino inglese", qualcuno aveva detto.
Ne riparleremo dopo aver fatto un bagno tra le bollicine di questo Champagne.
Cin Cin.
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