E' raro trovare un oggetto lontano dalla popolarità, ma che nonostante questo ci dia un senso di famigliarità. E' quello che mi è capitato ascoltando per la prima volta questa operetta di Offenbach. Un lavoro quasi sconosciuto, apparte per gli appassionati, ma già dall'ouverture percepii questo senso di famigliarità, come se questa musica l'avessi già sentita più e più volte nel corso della mia vita. Ma so che non è così. E allora da dove viene questa sensazione? Credo che sia il potere della musica più pura, più melodica.
Quest'opera ha in sé quel carattere parigino, che è diventato uno stile impareggiabile, quest'opera ha così la voce di una tradizione che conosciamo tutti senza averla mai vissuta veramente, quest'opera è per la sua vena melodica ovvia, talmente ovvia che non si può pensare che non sia mai stata composta. E' musica di un popolo, di una storia, di costumi, idee, gestualità. La musica è spumeggiante, a tratti malinconica nella semplicità dei momenti teneri, ricca di sensi di colori strumentali; i concertati sono a tratti essenziali, fino a resentare la comicità, e a tratti scritti in modo raffinato. Offenbach ci regala generosamente una valanga di melodie, con estrema lealtà, senza imbellettarsi di quella estetica "biondo-viennese" che piaceva tanto alle corti. Questa è operetta da boulevard parigino, per il popolo, per ladri e mignotte. Nella sua epoca, musica a lungo disprezzata dai musicisti e critici "colti", disprezzata per la sua immoralità e per la sua semplicità popolare, così poco seria - o forse faceta? E' ora di riscoprirla? Auguro a questa operetta, praticamente sconosciuta, un futuro di fama, giacché la potenzialità di entrare nelle coscienze delle persone di tutto il mondo c'è, eccome! Infatti ci sono momenti di estrema orecchiabilità, che sono proprio gli attimi che al mio primo ascolto mi sono sembrati famigliari. Ad esempio, "O mon cher amant, je te jure", "Sans en souffleur mot à personne", "Je dois vous prévenir, Madame", "Les femmes il n'y a que ca!", "Je suis le plus joli geolier", e soprattutto "En avant! en avant, soldats!" con il "valzer delle cugine". Quest'ultimo valzer corale è forse uno dei valzer per eccellenza, almeno questo è ciò che sento personalmente. Qualcun'altro può dire la stessa cosa? Io sarei curioso di sentire qualche testimonianza simile. Non ho trovato traccia sui siti di video un solo di questi brani, apparte la celeberrima "aria dell'ubriaca", l'unico momento vagamente celebre, e anche "l'aria della lettera". Con quanto orgoglio scopriamo personalmente qualcosa lontano dalla popolarità di massa che ci entusiama? Un orgoglio che aumenta più l'opera è sconosciuta.
Consiglio l'ascolto della registrazione con Lombard come direttore e Crespin e Vanzo come interpreti. D'altro canto dovrebbe essere l'unica edizione pubblicata di questa operetta.
Offenbach, come diceva Rossini, è il "Mozart degli Champs Elysées".
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