Jacula: "Tardo Pede In Magiam Versus"

Sono passati 3 anni dall' esordio monumentale (si fa per dire) dei Jacula, gruppo o meglio creatura plasmata dalla mente diabolica di Antonio Bartoncetti (alla SIAE Antonius Rex). E' il 1972 e Bartoncetti, laureatosi deve partire per il militare: no, non prima di aver cagato fuori sto popò di disco qui. I suoi compagni di avventure sono Charles Tiring (68 anni all'epoca) che schiaffeggia incessantemente l'organo a canne e Doris Norton che suona quasi tutto il resto (eh si, Antonio Bartoncetti, tranne il basso sulla prima traccia e qualche strimpellata qua e là, non suona nient'altro).

Ma veniamo al disco, il quale rispetto al suo predecessore, si è fatto più cupo e quasi psichedelico; Antonius Rex opta per l'eliminazione della chitarra elettrica e l'entrata di nuovi strumenti, come violino, flauto traverso e Minimoog. Si parte con "U.F.D.E.M.". nove minuti di oscure litanie e guizzi macabri di moog dove la Norton ci narra di un mondo allo sfacelo, dove tutto ormai è corrotto, dove tutto ormai è "inquinato": il pezzo, è uno dei punti più alti dell'intera carriera di Antonio Bartoncetti e soci.

Un inizio sommesso di organo a canne ci porta nelle tetre premonizioni di "Praesentia Domini": pian piano il suono dell' organo si irrobustisce sino a sfociare nel fulcro della canzone dove un coro malefico recita oscure parole in latino; il finale è un infarto da cattedrale che ti lascia con la bava alla bocca e le mutande inzuppate di urina. Segue il 3/4 "drogato" di "Jacula Valzer", dove la voce della bella Doris Norton sibila una nenia con ritornello strumentale in flauto: anche qui, intermezzi in minimoog fatti per creare atmosfera, e che atmosfera... Le forze invisibili che tormentano la mente di Antonius Rex (una specie di Peter Hammill italiano) prendono forma nell'autunnale "Long Black Magic Night" dove le frasi recitate in un inglese stentato (e sdentato) sono attorniate da una bella melodia di harpsichord, flauto e violino che richiamano un po' le sonate da camera dei tempi antichi.

L'apoteosi gotica però deve ancora arrivare: per le scale di un vecchio castello, dei fraseggi ora celebrativi ora demoniaci ci introducono nei 9 minuti di "In Old Castle"; il brano in questione è un puro vaneggiamento per organo a canne dove Charles Tiring può tirare fuori tutte le sue abilità sui tasti sino a guidarci nella botta finale che chiude un disco unico, come lo sono tutte le opere di Antonius Rex.

L'album appena recensito, è una sega mentale bella e buona, quindi non pensate che sia uno di quei dischi da mettere su per fare il party di Halloween e altre cretinate. Bisogna immergersi in frequenti e graduali ascolti, solo così si può apprezzarlo, solo così si può venire a conoscenza delle arti oscure del Re.

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