Tra le band più rappresentative della new wave of british heavy metal, i Jaguar pubblicarono nel 1983 "Power Games", il loro primo album di metal ortodosso con incursioni proto-speed metal.

Nel 1984, messo da parte (anche nel look) l'armamentario del metallaro oltranzista, la band di  Bristol pubblica "This time" per la metal-label Roadrunner.

"This Time" è un album assolutamente inaspettato e, per alcuni fondamentali aspetti, senza precedenti; una sorta di via di mezzo (tanto per dare un'idea, sia pur vaga) tra i Del Amitri degli esordi e il pop-punk alla Green Day. Solo che nel 1984 i Del Amitri non avevano ancora inciso nulla e Billy Joe Armstrong (cantante dei Green Day) aveva dodici anni. 

Da un punto di vista strettamente compositivo le canzoni dell'album non hanno nulla di sperimentale o particolarmente innovativo. Assolutamente stravagante è, invece, è l'attitudine quasi "garage" dei brani, luminosi e melodici e, tuttavia, caratterizzati da un sound ruvido che poco o nulla ha a che vedere  con l'AOR (etichetta utilizzata spesso ed a sproposito per classificare questo disco) o con certo FM-Rock d'oltreoceano.

Il cantato è pulito, senza virtuosismi o affettazioni di sorta, la base ritmica è caratterizzata  da un suono di batteria sempre deflagrante, finanche nei brani più lenti, ed i riffs di chitarra, anche quando il ritmo fa serrato ("last flight", "Another Last Weekend"), non sono  mai cupi ed asfittici.

L'effetto è in alcuni casi straniante. In "stand up", a mio parere il brano meno riuscito del disco, ad esempio, non è chiaro dove volessero andare a parare (metal? elettro-pop? liscio?), tuttavia l'album regge bene - pur nel suo strano ed insolito equilibrio - quasi per tutta la sua durata, con pochi cali di tono (la citata  "Stand Up" e la ripetitiva "Stranger"). Fuori posto è, invece la conclusiva "(Nights of) Long Shadows" - brano di heavy metal canonico che ricorda i Saxon di "Strong Arm of the Law" - che ben poco si amalgama al resto del disco. Nel complesso, si tratta di un lavoro bello e originale - che con almeno un paio di brani in meno avrebbe certamente guadagnato in compattezza ed omogeneità - ma troppo melodico per il metal e troppo "rumoroso" per l'airplay radiofonico. L'epilogo è, ahimè, scontato: l'album non vende e i Jaguar chiudono bottega. Ritorneranno circa due decenni dopo, senza Paul Merrell al microfono, per  riprendere il percorso heavy metal degli esordi. Ma questa è un'altra storia.

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