A me il ragazzo piace. Dopo un esordio con botto, il baby di Nottingham, complice una super visione e produzione di barba Rubin, in quel di Malibu (ai Shangri-la studios, e da qui il titolo), esce ad appesa 19 anni con questo convincente lavoro. Dato per scontato che sia tutta farina del suo sacco, si puo' certamente affermare che nonostante la tenera età, ne abbia ascoltata di musica. Il Bugg afferma di rifarsi al blues-folk british, (sicuramente nel primo disco), ma qua davvero si spazia in maniera davvero sconvolgente in un pot-pourri di citazioni musicali, mai banali e nemmeno scontate. Ascoltandolo viene in mente spesso piu' che British-music, cantautorato americano, e senza offendere Dylan o Young, il ragazzino strizza l'occhio oltre oceano. E allora dolci melodie e ballate, ma poi anche rock-blues accativante, quasi momenti punk, tipici della sua terra. Album a mio parere disomogeneo rispetto al primo lavoro più ordinato e lineare, quasi a farci intendere che di talento e maestria ce n'e' ma la strada e la maturità sono ancora da tracciare. Per quanto mi riguarda, gli auguro di rimanere sempre musicalmente sfrontato, Scopiazzare un Donovan qua o un Costello la, non e' peccato, pur di non scadere nel patetico. E qui mi e' parso molto attento. Quindi disco assolutamente gradevole, 40 minuti che scivolano via senza alcun calo a confortare quanto detto. Poco da rilevare sul fronte testi, non siamo certo dei Coehn e la leggerezza la fa da padrone. Grande potenziale, ancora da esprimere?. Beh allora attenti, questo non scherza!
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