Mi chiedevo, giusto prima di cominciare a scrivere, se dare cinque stelle a questo album non ammazzasse la mia credibilità (che a dirla tutta è un po' giovane essendo questa la mia prima recensione). Infatti quando si parla di progressive metal, spesso più che per altri generi, si incappa spesso in strenui difensori dei propri idoli, che, ammaliati dalla tecnica impeccabile, spesso ignorano qualsiasi critica. Detto questo, nonostante tutti i miei sforzi per criticare questa parte di prog-estremisti, recensendo questo album non posso fare a meno di lasciar trapelare il mio entusiasmo per quello che mi sembra uno dei migliori album progressive metal da molto tempo a questa parte.
Iniziamo con qualche informazione sull'artista, Jakub Zytecki, che, come testimonia il nome, proviene dall'Est Europa e più precisamente dalla Polonia. Se (cosa di cui dubito) qualcuno lo conoscesse è probabilmente per il suo lavoro di chitarrista con i DispersE, giovane band progressive rock polacca di "buone speranze" per tecnica e musicalità. Zytecki, anche se poco noto persino agli appassionati, fa parte del gruppo di artisti progressive metal che si è fatto strada sul Web, e che contiene nomi decisamente più conosciuti come quello di Misha Mansoor, chitarrista della band djent Periphery. Tuttavia nonostante l'appartenenza a questa allegra brigata, come la collaborazione con Mansoor in "Nullity Rooted" dimostra, in Wishful Lotus Proof, ossia il suo debutto solista, Zytecki supera gran parte dei cliché ormai affermati all'interno del djent, tanto che l'unica canzone veramente definibile djent è la seconda dell'album, Satya's Diary, che dell'album è forse anche tra le meno originali pur conservando delle ottime idee in termini di scelte armoniche e per come la melodia viene trattata.
Invece dei Periphery, che pure si fanno sentire qui e lì, la musica presentata in Wishful Lotus Proof ricorda di più le sperimentazioni degli Animals as Leaders, elementi spiazzanti convivono con il piacere di melodie di semplice assimilazione ma raramente banali, in un album che presenta una grande varietà al suo interno, con canzoni che vanno dal metal estremo e scavezzacollo che molto deve al mathcore di "Fall of Logic", a ballads semplici ma curate come "The Sea's Only Gifts Are Harsh Blows" (degno di nota l'assolo finale che ben si adatta per la stranezza della melodia a questa traccia atipica), passando per tracce che non saprei bene definire come "Cold" o "Avifors Day". Il tutto, com'è ovvio parlando di progressive, condito da un'ottima tecnica strumentale (a questo proposito è utile ricordare come l'autore suoni tutte le tracce di chitarra e canti in molte delle canzoni non strumentali), macchiata purtroppo non tanto dalla presenza di inserti elettronici che risultano piuttosto amalgamati con il resto, quanto dalla presenza di una batteria programmata che a volte infastidisce, per quanto programmata con attenzione, con un suono un po' irreale o passaggi che lasciano trasparire il loro non essere realmente suonati come in "Yellow".
Unica reale critica a questo ottimo lavoro è l'artwork piuttosto anonimo e che passa inosservato e non sembra essere in grande sintonia con il contenuto dell'album.
Pur sapendo che il mio giudizio, dato sull'onda dell'entusiasmo, potrebbe cambiare con il tempo e gli ascolti, mi sento di poter consigliare questo album a qualsiasi ascoltatore avvezzo al metal un po' cerebrale e in cerca di soluzioni inusuali per quanto possibile. Considerata l'età dell'artista, di soli 22 anni, non può che far sperare in un roseo futuro per la "generazione djent" e i suoi sviluppi.
Carico i commenti... con calma