La parola "bedlam" può assumere diversi significati. Il caos. Il manicomio. Il pandemonio. Minime sfumature. Di certo James Blunt ha attraversato uno di questi luoghi, metaforicamente (o, chissà, magari nella maniera più reale). Quest'album è una testimonianza di vita interiore più che di vita vissuta. E' un'istantanea di tanti piccoli momenti in sè apparentemente insignificanti eppure pregni di significati più che mai. Quanto la vita sia multiforme ed enigmatica, tragica e al contempo inaspettatamente piena di speranza e di momenti felici.. beh ce lo mostra James Blunt. E ciò che stupisce è che non lo fa con 'forza'. La sua musica non va capita o interpretata. Fluisce liberamente e si insinua sotto la pelle, anche dei più reticenti.
Non si può certo dire che ad un primo ascolto si possano rilevare notevoli originalità per quanto riguarda la musica ma non si può nemmeno dire che essa cada in una alquanto sospettata banalità. L'apertura 'acustica' dell'album con "High" promette bene. Questa prima traccia di un'interessante playlist sembra sprizzare un certo ottimismo (non per nulla ce l'hanno fatta tanto odiare in televisione!) e infatti benchè parli di tramonti, notti e stelle sembra costituire il tripudio di una perfetta armonia delle parti, naturali e umane (Sometimes it's hard to believe you remember me). E, inaspettatamente, cosa succede? Il tripudio sembra continuare (illusoriamente) per poi infrangersi in "You're Beautiful", sublime canzone su un amore non così tanto convenzionale. Amore platonico, subitaneo, vissuto e finito nello stesso momento. Diciamo la storia delle anime gemelle che non si avranno mai. Si passa per "Wiseman", pezzo forse un po' infelice per quanto riguarda la struttura dell'album poichè sembra spezzare un po' l'atmosfera di climax che pareva si stesse creando. Fortunatamente questo equilibrio si ricompone con "Goodbye My Lover". Nulla da dire. Il romanticismo in tutti i suoi volti fatto canzone. Ed ecco la svolta introspettiva dell'album. "Tears and Rain" racchiude quella voglia di perdersi e nascondersi, volere e desiderare (la nota figura di Dorian Gray si fa emblema di tutto questo). Ma il pezzo che forse meglio rappresenta Blunt è "Out of my Mind" (nei ringraziamenti vi è inclusa anche la scimmia, amico immaginario, di cui parla in questa canzone!!). Si procede verso la fine con "So Long Jimmy" e "Billy" pezzi notevolmente orecchiabili con sonorità però che si discostano del tutto dal resto dei brani (e in particolare "Billy" sembra anche essere il pezzo meno autobiografico, eppure, non fuori posto in quel quadro frammentario di vita che l'autore si propone di creare). In conclusione "Cry" e "No Bravery" si dimostrano i pezzi più 'dolorosi' in cui la voce di James Blunt si fa stentata ma espressiva perchè prevale sulla musica e acquisisce pienezza di significato.
In definitiva è un ottimo album sia per quanto riguarda la prospettiva musicale che quella dei contenuti. Non si può inoltre perdere di vista un elemento determinante nell'analisi di quest'album e cioè la voce di Blunt stesso che gioca un ruolo fondamentale nell'ascolto quanto nella comunicazione. Perchè ascoltare Back to Bedlam? Per capire quanto la vita è composita e stupefacente se vista con molta meno superficialità.
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