Molti cantautori hanno poetizzato sulla morte e sul significato dell'esistenza. Molti hanno cantato della guerra, ma credo che quasi nessuno l'abbia vissuta da vicino come James Blunt, ex ufficiale britannico in avanscoperta in Kosovo. In quest'album d'esordio è fin troppo evidente il profumo della morte, ti si impregna addosso fortemente. La morte di esseri umani, deturpati e sotto cumuli di macerie. Esseri umani che sono più un numero, in certi casi, che forme di vita.
Il terrore gli si legge negli occhi - canta Blunt - e non si percepisce nessun coraggio, no. E a volte, quando si è soli e ci si interroga su come si possa scegliere tra Paradiso e Inferno, quando si viene inviati, come pacchi postali, in un luogo simile, quando decidi di andarci, allora assapori anche le più piccole, splendide cose della vita, come la bellezza di un'alba, che ha un solo significato: sono vivo, la vita continua. È questo il senso che, credo, abbia voluto imprimere Blunt alle sue ballate.

Con uno stile che riprende appieno Jeff Buckley e David Gray, questo cd si snoda attraverso picchi nobilissimi ("Goodbye my lover", "No Bravery", "Tears and Rain" e la stessa "High", di cui consiglio a tutti di leggerne il bellissimo testo... Peccato che una nota compagnia telefonica abbia deciso di metterla come accompagnamento delle proprie, ignobili, pubblicità televisive, snaturandola e rendendola un tormentone) a vere e proprie (e per fortuna rare) cadute "Wiseman", "Out of mind", che sembrano suonate da una qualsiasi boyband "fighetta" degli ultimi anni), passando per ballate in pieno stile "rock anni '70" come "So long, Jimmy" e "Billy", davvero belle. Detto ciò, una cosa rimane: è la splendida voce di James Blunt, a volte roca, a volte in falsetto, a volte sofferta negli amari addii di cui canta. Ma comunque funge da strumento aggiunto. Molto malinconico, come vuole la tradizione inglese. Certo, c'è da sottolineare che la melanconia dei cantautori britannici ha raggiunto vette davvero preoccupanti...

Anyway, dopo questo ottimo esordio, crescono le speranze, almeno da parte mia, che Blunt si ripeta, magari percorrendo altre vie, tutte ma non quelle del facile riciclaggio o della musica melodica a basso costo. Se traesse ispirazione dalle innumerevoli cose che dice di aver visto, allora sarebbe a posto per una vita intera.

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