Un suono lancinante, una melodia infinita.
Quando vedi quella nave, immensa, stagliarsi nel porto di Southampton e celare l’orizzonte alla folla – straniante conflitto d’umanità - che si accalca per salirvi, qualcosa ti si annoda in gola. Poi senti quelle note maestose – fiati ed archi in tripudio – salire a riflettersi sulle imponenti paratie e sui lucidi legni dei ponti, e quel nodo quasi ti toglie il respiro. Lo sai che stai ricadendo nella solita trappola visionaria, vero?
Quelle note accompagneranno la nave dei sogni nella sua folle corsa sulle acque, sorreggendone l’incredibile leggerezza nel suo breve viaggio - Il mare è calmo, purtroppo - verso un paese che non vedrà mai. Del Titanic ne sanno anche i pesci (soprattutto loro, anzi), non mi dilungherò certo in aridi discorsi di trame e chissà cos’altro. Vero è che, quando l’immane mostro di ghiaccio strazierà ciò che non avrebbe dovuto e distruggerà con la nave un’intera epoca (quella bella), le note - cuore pulsante di linee melodiche incidenti - creeranno ansia; quelle note saranno panico ed attesa: batteranno nell’animo i colpi delle grancasse, canteranno straziati i violini.
La gelida acqua, increspata da mille lamenti, ora è illuminata dal colossale morente; Rose, verde come l’oceano, riga di lacrime il vitreo volto innanzi a lei, prima che le scure acque lo inghiottino. Proprio all’oceano - suono lancinante, melodia infinita - un ultimo sacrificio: eterno riecheggia un inno, soave nella sua disperazione.
Nel 1997 avevo dodici anni e (sebbene come gran parte degli imberbi sostenevo che la scena più bella fosse quella in cui DiCaprio moriva - pallida scusa a mascherare la mia passione) al cinema mi pare piansi; se piansi fu anche per quelle note, calde come le lacrime di Rose, mie e di migliaia di ragazzine innamorate (uhm… a metterla così un pelo ridicolo mi sento anche, in vero). In tutto questo, la bellissima “My Heart Will Go On” (tra le migliori interpretazioni della bravissima Celine Dion) occupa un ruolo importante, eppure marginale: l’amore folle che lega il destino dei due giovani a quello della nave non è che una goccia nel mare delle passioni che la scelleratezza umana infranse contro un gelido scoglio – ghiaccio, affetti frantumati; gelo nei cuori.Armoniose come i dolci tepori del sole d'aprile e un istante dopo raggelanti come un plumbeo presagio, rimangono indimenticabili le note che l’incredulo James Horner compose per il film di Cameron. Questo mio insensato omaggio non aggiungerà niente a quanti si emozionarono per la più nota delle storie – proprio per questo assai difficile da raccontare. Prendetelo per quello che è: il confuso atto d’amore di un insospettabile tenero verso una storia inaffondabile.
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