C'è una certa giornata. Una giornata lunga lunga lunga. Ma proprio lunga eh. Certo, la paginetta ha il sigillo in ceralacca. "Ulisse" di Joyce. E allora uno può pensare che la giornata lunga lunga sia il famoso 16 Giugno 1904. I posteri l'hanno ribattezzata il Bloomsday.

No.

La giornata lunga lunga (ma proprio lunga) è una a caso di tutte le nostre giornate. Sì. Bisognerebbe trovare il tempo. Ma trovare il tempo per considerare e ponderare il tempo perduto è difficile. Attenzione: con tempo "perduto" non intendo tempo "perso". "perduto" nell'accezione proustiana e cioè "trascorso".

Sì.

Volevo parlare di Joyce in un certo modo. Ma che senso ha? Volevo dire delle cose, tutte le teorie/ghiottonerie/dissenterie prodotte sul libro. Minchia! No. O almeno una sì, poi passo ad altro. "Ulisse" di Joyce, ovvero il romanzo Realista definitivo nascosto sotto l'artificio più esasperato. In effetti è semplice se ci pensate. Almeno, semplice per noi posteri che lo pensiamo dopo che Joyce ci ha indicato la via. Qual'è il romanzo realista più importante prodotto prima dell' "Ulisse"? Per me "L'Educazione Sentimentale" di Flaubert ovvero l'ambiente abitato da persone che hanno un'evoluzione nel trascorrere del tempo. Qual'è il "problema"? Lo stile. Ed è paradossale pensare che il problema di un romanzo di Flaubert sia lo stile visto il virtuosismo della sua penna. Qual'è stato l'upgrade di Joyce? Il monologo interiore. Se ci pensate infatti cos'è la realtà? Persone che si evolvono nel tempo in un determinato ambiente. E nel mentre pensano pensano e pensano. E allora l'accesso ai loro crani scoperchiati è la chiave. Solo attraverso una scrittura che saltella di qua e di là a destra e a sinistra su e giù tra il girotondo/nascondino/cavallina/volano le mosche dell'ammasso neuronale possiamo avere una vaga idea della realtà. Se proprio vogliamo averla.

Mah.

Sarà proprio così? Vengono in mente altre cose. Le corrispondenze omeriche. Stephen Dedalus-Telemaco Bloom-Ulisse Molly-Penelope il Cittadino-Polifemo Gerty McDowell-Nausicaa... Non la finirei più. Per ogni capitolo ci vorrebbe una recensione. @[G] si potrebbe fare questa cosa? Magari la faccio al massimo verrà messa al ban(do).

Comunque.

Sto divagando. Sì, perché ci sarebbe da considerare l'evoluzione della scrittura di Joyce. Le epifanie dei "Dubliners" e poi i capitoli del "Ritratto dell'Artista da Giovane" che con la loro complessità crescente seguivano lo sviluppo della mente del protagonista che affinava le proprie percezioni nel corso degli anni. E poi "Ulisse" e poi "Finnegans Wake". Minchia "Finnegans Wake"! Fatemi riportare solo quello che disse il fratello di Joyce: < "Finnegans Wake" è stato l'ultimo delirio della Letteratura prima della sua completa estinzione>.

Acciderboli.

Io volevo solo dire che in mezzo a tanti bla bla bla più o meno interessanti più o meno pesanti più o meno centrati ci sarebbe una cosina che viene in mente. E cioè quella giornata lunga lunga lunga che non è il 16 Giugno 1904. Ecco, sarebbe ogni nostra giornata. Se solo avessimo il tempo di capire che siamo vivi.

Ecco.

Ogni nostra giornata è 16 Giugno 1904. Solo che ci perdiamo. Non ci sono giorni o mesi o anni. E non ci sono perché non ci pensiamo mai. O non abbiamo più il tempo di pensarlo. Persi per sempre come puntini luminosi nello Spazio. E nel Tempo. E qual'è allora il punto? È dire un bell' EVVIVA a tutte le cose che ci ricordano che siamo ancora vivi.

EVVIVA!

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