Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L'indol conobbe; che sovr'esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desïava i suoi compagni,
Ché delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritâro il nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh! parte almen di sì ammirande cose
Narra anco a noi, di Giove figlia e diva.
<<Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio. Una vestaglia gialla, discinta, gli levitava delicatamente dietro, al soffio della mite aria mattutina. Levò in alto il bacile e intonò: - Introibo ad altare Dei.>>
Thalatta, Thalatta!, gridavano i marinai di Senofonte quando finalmente videro il mare, mare, questa dolce madre grigia che ci ha messo al mondo, mare, specchio vermiglio, mare... la baia di Dublino, la spiaggia di Sandycove che "accende" l'inizio dell'Odissea Joyciana, dalle scale polverose della Torre Martello e Algy a cantarci delle onde mute e meditabonde, silenzio, tutti: Buck Mulligan intona l'ode alle Muse accompagnato dalla piccola messa nera del farsi la barba al mattino, e canta aprendo la blasfema bocca a ritmo assurdo. Crisostomo. Volge lo sguardo attorno nello spazio angusto e sveglia Colui, dal nome assurdo, da greco antico: Stephen, il Joyce che passeggiava per Dublino pensieroso e in cerca della libertà che avrebbe ottenuto solo con l'esilio: Esuli, infatti, non Esiliati - Ompahlos, il centro della terra. E poi Haines, l'Inghilterra anti-semita che non vedrebbe di buon occhio la caduta del Suo impero in mano a Coloro, bollati come ebrei tedeschi... no, sarebbe un peccato, e, per la rabbia di Calibano! Stephen/Telemaco, giovane, non soffre ancora il corpo - spiegò Joyce a Carlo... ed infatti:
Son io il bimbo
possessor del nimbo
che lo fa invisibile
...è diverso, questo romanzo, e si sbagliava Eliot quando diceva che Ulisse non era un romanzo, appunto, Joyce lo definì sempre novel... ma è una rivoluzione letteraria totale, 29 ottobre 1922, leggiamo le pagine e chi chiediamo stupiti, dove è finito il narratore in terza persona? Vacanza alle Maldive... come i dipendenti dell'Alitalia, o quasi: e poi, questa confusione stressante, la punteggiatura, oh sacra punteggiatura lode a te e che tutti i piccoli angeli ti cantino un'immensa lode, il braccio di Cranly sia con te nell'alto dei cieli, ma pietà, torna a ricomporre le tue membra fra tutti questi aggettivi iperboli nomi cose fatti posti detti pensieri lava colata oro sciolto soliloquio a briglia sciolta e a scelta, nell'imo stridean le stelle... sempre a finire nella Baia di Dublino. Dove il promontorio si confonde con lo specchio d'acqua... Madre. Madre Mia. Sacra. Quella di Stephen, carcassa.
Mi viene da ridere perché stare dietro alla complessità è o può essere divertente come in questo caso perché Sì come si può immaginare di stare dietro a Joyce in ogni via dedalo angolo? ...ad ogni pensiero, perché lui non descrive i personaggi, lui stampa le loro menti, le imprime nel foglio letteralmente, "come come come" ...
<< Dio ha fatto il cibo, ma certo il diavolo ha fatto i cuochi >>
Gioì Laerte, ed esclamò: "Qual sole
Oggi risplende in cielo, amati numi!
Gareggian di virtù figlio e nipote.
Giorno più bello non mi sorse mai".
Leopold Bloom è l'Uomo: comprensivo, dal cuore grande come quello di Federigo Degli Alberighi, a proposito, rilanciamolo un'pochino (qvi.)... stavo dicendo, Bloom, la cui moglie è Molly Bloom, che gli mette le corna - è l'odissea di un ebreo irlandese...
Chi l'ha visto? Lui è in cerca del figlio, Bloom è il Joyce che passeggia per Trieste con il bastone e frequenta i caffè dei letterati, colui che cade sempre più in basso nello sconforto per la follia sempre più grande della figlia, l'Uomo anche lui, che vede in Stephen un riflesso lontano di se stesso - e se Telemaco non soffriva ancora il corpo, ora lo soffre eccome... minacciato sia da Scilla che da Cariddi, è in cerca del padre, ed i due si ritroveranno, finalmente, complementari... il Joyce giovane e quello adulto, si completeranno.
<<La scrittura di Joyce risulta tanto più complessa perchè egli mescola le azioni dei personaggi con i loro pensieri, come se fossero un tutt'uno (e nella realtà in effetti lo sono), senza soluzione di continuità: un'azione ininterrotta. Egli ha voluto riportare sulla carta l'interezza dell'individuo: è l'individuo stesso che è caotico.>>
Noi siamo fatti di idee, le vere cellule sono loro. Non siamo altro che i nostri pensieri, si dice in giro. L'Ulisse è Amore, in ogni sua manifestazione - la ricerca del padre, l'Irlanda oppressa dalla curiosità e occupazione dell'Inghilterra, Stephen, parlami dell'Amleto, disse Haines... L'Ulisse è infine la vita, nella sua completezza, miseria, grandiosità, chiave di volta di ognuno di noi - la musicalità, le onde del mare, Madre... i frutti, e le colonne che ancora oggi rimangono a prendere il sole su quella terra Ellenica... Stephen, devo ellenizzarti, dobbiamo ellenizzare questa torre, erudire il tutto... Kyrie Eleison!
Penelope alla fine rimarrà ad aspettare, troverà quella forza.
Griderà il suo Sì al mondo, in uno dei pezzi più belli della letteratura inglese -
"...Oh e il mare il mare qualche volta cremisi come il fuoco e gli splendidi tramonti e i fichi nei giardini dell'Alameda sì e tutte quelle stradine curiose e le case rosa e azzurre e gialle e i roseti e i gelsomini e i gerani e i cactus e Gibilterra da ragazza dov'ero un Fior di montagna sì quando mi misi la rosa nei capelli come facevano le ragazze andaluse o ne porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il muro moresco e io pensavo be' lui ne vale un altro e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora sì e allora mi chiese se io volevo sì dire di sì mio fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio Sì."
Non è una recensione. Sono cose vissute. E Sì, anche io dissi Sì, "quando mi baciò sotto quegli alberi mentre stavamo guardando la città, sull'altra sponda, immobile e silenziosa..."
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