Arizona, seconda metà dell'800. Il contadino Dan Evans (Christian Bale), sempre più alle prese con i debiti decide di scortare per duecento dollari il famoso criminale Ben Wade (Russell Crowe).

Remake dell'omonimo del 1957, questo film è uno dei pochi esempi di western classico rivisitato in chiave moderna. L'ambientazione e l'atmosfera sono ripresi dai film western degli anni sessanta, mentre tutto il resto a partire dalla spettacolarità è dovuto alle tecnologie del terzo millennio.

La pecca principale del lungometraggio, quel difetto che non lo eleva a "ottima pellicola" sta nella mancanza di pathos che in un film di genere non può non mancare. Già dalle battute iniziali assistiamo a delle scene confuse, che culminano in un assalto ad un portavalori: sequenza questa troppo inverosimile, spettacolarizzità al massimo ma davvero poco convincente. Il regista poi con il proseguo della vicenda porta all'estremo quei sentimenti che in partenza erano opposti. In un vero western non sarebbe andata a finire così...

Nonostante alcuni difetti sparsi qua e la e comunque abbastanza evidenti, il film riesce a "non essere anonimo" grazie a degli attori in buona forma. Se all'inizio il padrone della scena è l'australiano Crowe, con il passare dei minuti Christian Bale gli ruba sicuramente la scena, dando vita ad un personaggio carismatico ma allo stesso tempo insicuro. Molto suggestive inoltre le ambientazioni "canyonistiche" che possono essere considerate un vero e proprio personaggio.

James Mangold pone attenzione soprattutto ad un tema importante:il viaggio, da quello vero e proprio a quello esistenziale. Infatti la figura forse più importante dell'intera vicenda è William (Logan Lerman), figlio di Dan. Da solo intraprenderà il viaggio che lo porterà a crescere fino a diventare un "adulto". Altra figura di primo piano è Charlie (interpretato da un finalmente convincente Ben Foster) braccio destro di Ben. Se le cose vanno a finire in un certo modo è soprattutto grazie a loro due. Due personaggi che sostituiscono i veri protagonisti?

Nonostante non possa essere considerato un grande film, Quel treno per Yuma si salva dalla mediocrità grazie a spunti interessanti. C'è una confusione di fondo, c'è a volte la presenza di scene che potrebbero essere definite banali, ma nonostante questi difetti, la regia e dei dialoghi ben riusciti (uno su tutti quello all'interno dell'albergo) fanno di questa pellicola un'opera cinematografica, ahimè, riuscita a metà...

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