Il classico blockbuster che invece di rivolgersi al solito grande pubblico, si rivolge ad uno più ristretto, di nerd e fumettaroli, rivoluzionari informatici.

La trama di per sè fa ridere, ma aveva senso in un fumetto (che non deve certo avere pretese realistiche). Inoltre ogni caratterizzazione esplicitamente fascista del regime (presente nel fumetto) nella pellicola viene eliminata, proprio perchè è un blockbuster e deve cercare di non dar fastidio a nessuno.

A tale scopo poi, la furbata galattica, è quella di inserire (scelta tecnicamente discutibile in generale, in questo caso disgustosa) immagini di scontri reali tra manifestanti e poliziotti, di modo che lo spettatore medio (adolescente), si senta ancora più coinvolto nel vedere scene simili a quelle che è possibili che abbia vissuto (chi non ha mai fatto un corteo da giovane?).

Degno di nota nel film è anche il personaggio del commissario: completamente assurdo, la sua redenzione dimostra quanto sia fasullo il messaggio rivoluzionario del film, in realtà più che mai reazionario. Mi si deve spiegare com'è possibile che uno che è stato per 27 anni (così si dice nel film) in polizia, uno che fa parte dei 6 o 7 stronzi consiglieri del dittatore, possa essere all'oscuro di tutto, stupendosi man mano che scopre le varie ingiustizie commesse dal regime. Alla fine, lo stronzo, viene salvato, anzi, svolge un ruolo fondamentale, quasi su incarico dello stesso V, che gli lancia indizi, seppur sotto mentite spoglie.

Altro dettaglio assurdo della trama è quando la giovane Evey (Portman), dopo essere stata tenuta prigioniera da V (anche qui: la cosa suona più nazista che altro. Il riferimento ai campi di concetramento è persino esplicito nei flash back sulla storia della dottoressa Surridge. Il metodo però, viene riutilizzato dal pazzo mascherato, al fine di liberare Evey dalla sua schiavitù, ovvero al fine di far nascere in lei quel super uomo, non così diverso da quello ricercato da tutti i regimi autoritari, in primis, da quello fascista) decide di andarsene, nonostante sia ricercata dalla polizia in quanto accusata di essere la maggiore collaboratrice del terrorista che sta seminando il panico tra le strade di Londra.

Lei, bella bella, sta in giro quanto vuole, e quando vuole rientra nella casa di V (a sorpresa si fa trovare in salotto, il che dà l’idea di quanto siano avanzati i sistemi di sicurezza del posto, che, incredibilmente, la polizia non riesce a trovare) e giustifica la sua rilassata latitanza con “documenti falsi” che poteva suonare plausibile come giustificazione fino agli anni ’90, ma in una società in cui per prendere il caffè serve l’impronta digitale (perché così ce la mostra lo stesso regista) fa semplicemente ridere.

A salvare il film non c’è nulla, salvo un paio di scene girate bene, e l’uso responsabile degli effetti speciali.

Sarà un caso che Moore (l’autore del fumetto) non abbia voluto che il suo nome comparisse nei titoli di coda?

Non è un caso.

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