Inizio con questa recensione una personale retrospettiva sui James, gruppo di Manchester leggendario in Inghilterra e di culto anche qui in Italia. Gruppo nato nella seconda metà degli anni ottanta con premesse di New Wave e da più parti acclamato, dopo l'uscita dei primi due dischi, come erede naturale degli Smiths. Al sopraggiungere degli anni '90 la svolta di Gold Mother e Seven, coi quali la band è diventata uno dei punti cardine della scena di Manchester, o meglio Madchester, scena che comprendeva anche i leggendari Stone Roses. Poi il brit pop e la comparsa degli Oasis. Ed è proprio confrontandoli a questi ultimi che non si capisce perché, in qual modo, la ribalta mondiale sia toccata al gruppo di Noel Gallagher e non a Tim Booth & co. Forse una maggior faccia tosta e una miglior capacità di vendere la propria proposta. Indiscutibilmente i 6 lads di cui qui si parla non sono gente che annulla concerti a ripetizione, non si disfa di coca per poi disfare stanze d'albergo, non annuncia scioglimenti ogni sei mesi. Anche se in verità uno scioglimento ci fu,o meglio, una pausa di riflessione, nel 2001, ed è qui che la retrospettiva comincia: dal disco Pleased To Meet You coi quali i nostri si separarono da noi a quel tempo.
Esiste un'antica massima secondo cui il momento migliore per andarsene sia quando si è raggiunto l'apice, al massimo dello splendore. E i James sembrano aver fatto tesoro di questa massima, dato che Pleased To Meet You è uno dei loro lavori migliori, forse il migliore assieme a Seven. Un album ispiratissimo e pieno di verve (non quelli di Richard Ashcroft, eh), comeda tempo i James non ce ne regalavano.
Tredici pezzi uno meglio dell'alto, difficile isolarne le vette.
Parte dimessa "Space" sorretta da un sontuoso giro di tastiera, ottima ballata che cede il passo all'ottima "Falling Down", tanto groove e l'irresistibile falsetto di Tim Booth. Si torna ad atmosfere elettroacustiche e malinconiche con "English Beefcake" e con le successive "Junkie" e "Pleased To Meet You", in (molto) vago odore di trip hop. Menzione irrinunciabile per "Senorita", un brano davvero irresistibile nella sua semplicità, così come subito conquista il pathos di "Gaudì", in assoluto il pezzo più tirato del album. Infine è impossibile non citare "Getting Away With It All", che si sviluppa su uno straordinario climax, parte in sordina e poi pian piano diventa sempre più drammatica. Oltretutto, il primo brano dei James che io abbia mai ascoltato, la canzone galeotta che ha fatto scattare la scintillaper questo grandissimo gruppo.
Insomma, Pleased To Meet You chiude in bellezza una cavalcata di 15 e passa anni e di 9 dischi ufficiali. Imperdibile.
9.0
- "Space"
- "Falling Down"
- "English Beefcake"
- "Junkie"
- "Pleased To Meet You"
- "Shining"
- "Senorita"
- "Gaudi"
- "What Is God For"
- "Give It Away"
- "Fine"
- "Getting Away With It"
- "Alaskan Pipeline"
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