Ti chiedi dove l’hai già sentito perché hai la sensazione di averla già sentita quella voce. In una raccolta anni ’80 forse? In una pubblicità? In una di quelle serie tv americane?
Vai a controllare e ti sorprendi a sapere che in realtà Jamie Lidell faceva parte con Cristian Vogel deiSuper Collider, una band IDM affermatasi nei ’90.
Classe 1973 di origini inglesi ma residente in Tennessee inizia con la Beat-boxing che gli fa subito acquistare punti durante le esibizioni live.
E’ evidentemente noto per le sue esplorazioni e sperimentazioni musicali; 6 album studio in 13 anni di attività e il premio Independent Music Awards for Best Pop/Rock Album, nel 2009, con l’album Jim.
Il suo ultimo lavoro, datato Marzo 2013, dal titolo ‘Jamie Lidell’ è un viaggetto indietro nel funk delladecade d’oro degli anni ottanta.
Come è ben noto negli anni ottanta l’aggettivo sobrio non andava molto di moda, e forse Jamie Lidell questa volta è voluto tornare indietro immedesimandosi un po’ troppo.
La sperimentazione, sicuramente esagerata, spadroneggia all’interno dell’intero disco.
I ritmi sincopati e a tratti dubstep si sovrappongono all’abuso dei tanti/troppi suoni che addobbano le 11 tracce in cui la voce di Lidell super-snaturalizzata tenta di creare linee melodiche a cui a mio avviso si poteva prestare più attenzione a discapito degli ornamenti sonori che dopo qualche tempo iniziano a diventare monotoni.
Da apprezzare è lo sforzo in Big Love in cui si rivivono davvero belle atmosfere eighties e dedicato aMarquicia Jones-Woods, una volontaria che opera a Cincinnati insegnando la danza alle bambine del luogo sottraendole alle violenze familiari.
Do Yourself A Faver è un altro brano degno di nota che denota la vena Funky - Dance di Lidell, un buon groove che percorre tutto il brano con un motivetto davvero simpatico e piacevole. La semplicità in questo caso diventa l'arma vincente.
Per il resto è un’accozzaglia di generi non ben definita, che spazia dall' R'n'B alla Michael Jackson ad unsoul più soffice sino a diventare quasi burino in brani come You Naked.
Con questo disco Lidell fa muovere il piedino e a volte un po’ la gamba, ma niente di più.
Un’esagerazione davvero non richiesta, considerando i lavori precedenti, Multiply del 2005 o Jim del 2009, ci si aspettava qualcosa di leggermente diverso di un inconcludente tuffo nel super-funky e nel soul-pop elettronico.
A detta di molti un disco autocelebrativo per Jamie ‘utile forse solo ad alimentare una certa propensione all’esibizionismo funky’ che lascia il tempo che trova.
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