Accidenti che titolone! Il giovane Jason è davvero preoccupato! Siamo nel 1993 quando la Sony Music pubblica il primo lavoro dei Jamiroquai, gruppetto di discreti musicisti con il sangue caldo e la voglia di gridare contro il mondo che non gira come dovrebbe. La chiave di lettura è il funky ed una musica contaminata da strumenti lontani dalla classica concezione pop europea: il digeridoo per esempio, viene usato in diversi pezzi nei primi album, ed è lo strumento creato e storicamente utilizzato dagli aborigeni australiani. E' un suono profondo e gracchiante, continuo e ondeggiante, cupo ed oscuro. Eppure ben collocato. Da ascoltare.  

La formazione iniziale del gruppo: Toby Smith alle tastiere, Nick Van Gelder alla batteria e Stuart Zender al basso. Completano il sound Kofi Kari e Maurizio Ravalio alle percussioni, infine Simon Bartholomew e Glenn Nightingale alle chitarre. Un gruppone insomma, ad accompagnare la vocina esile e delicata di questo curioso personaggio che si fa confezionare da mamma i pazzi cappelli che lui stesso disegna, il cui lugubre passato è fatto di accattonaggio, notti sotto i ponti e droghe che ne velocizzarono le stanche sinapsi.

Ma il succo è la musica. La sua musica, o quella del gruppo se volete, così fresca e finemente contaminata, capita faticosamente, perchè troppo particolare e distante da quello che nei primi anni novanta veniva gustato dai giovani, attratti da un pop rock sempre più "popolare". Ed ecco dunuque una musica, un sound nuovo, per quelle minoranze scazzate e ribelli. Primi concerti semivuoti e gente sdraiata a lasciarsi increpuscolire dalla droga,  nel tiepido marasma,  col sottofondo della J-band. E quei balletti, così elastici e inimitabili, evocanti lo sballo e l'instabilità, omaggio all'alcool e alla perdizione. Il mondo si scompone ed io protesto "fondendomi col mondo".   Insomma, amici, si parla di origini, di freschezza, di musica per pochi, e quei pochi rifiutano un po' tutto, e sono un po' rifiutati da tutti…

Acid Jazz, suoni lontani, recupero di sonorità nere, soul, schitarrate piene di undicesime e tredicesime, note aperte… ma che diavolo succede? è il sound dei Jamiroquai, amici, ed è un sound davvero gustoso. Non sarà il primo ascolto a gratificarvi, ma via via sarete assorbiti dalla qualità di questa musica. NON acquistate questo cd se vi piace la musica di JK da Syncronized in poi. Già in Travelling without moving c'è un influenza di suoni elettronici e influenze (inutili) reggae che sfalsano un po' la riga originaria (ed originale) del gruppo. Per non parlare del decadimento dei testi…

Non c'è musica riempitiva in questo primo album. Emegency on planet earth ha davvero qualcosa da dire, sia a livello musicale che di testi . When you gonna learn è di una freschezza e di una morbidezza serafica insospettabile, visto il groviglio di personaggi che la suonano. Forse è presto, forse no, ma questo è un sound British trip pop, e il suono del violino è quanto mai inaspettato. Too young to die è se vogliamo un piccolo grande successo, la vocina di Jason dichiara la fragilità e l'intento anti guerra del pezzo. In Hooked up si parla di droghe, bisogno di estraniarsi? In I like to do it si espone contro le leggi ed il senso di soffocamento. E poi soffermatevi su Emergency on planet earth, o Revolution 1993 (addirittura?) o ancora Blow your mind, dove il suono travolgente ed accattivante vi coinvolgerà certamente. Il senso di rabbia e ribellione giovanile si percepisce in ogni testo, in ogni nota.  L'emozione di esporre le proprie idee con coraggio ha una dignità simbolica, e diventa simbolo per qualcuno. Non è rap, non è black, non è pop, non è jazz, è il sound di Jamiroquai. Musica forte e piena di idee. Musica nuova.

Cosa è rimasto oggi dei primi Jamiroquai? Niente. Un giovane ribelle ed incazzato si è trasformato in un arrichito e scazzato ballerino, che bada alla qualità del suono e non più alla freschezza della musica (che rappresentava per lui, in effetti, la via della salvezza), quella freschezza che viene, ebbene si signori, dall'umido garage dove faceva le prove nel 1990, spinto dal desiderio di esprimersi, comunicare il proprio disagio, la voglia di cambiamento, attraverso un'espressione artistica. La sua musica si è involuta, troppe contaminazioni forzate, troppa elettronica, troppa fretta nello sfornare pezzi senza anima, per la serie "umm, adesso di cosa posso scrivere? della mia enorme villa o del vino da 1000 sterline che sbevazzo mentre mi gratto? ah no, della mia ferrari numero 21, o semmai del rombo del suo motore" mentre una volta si badava a revolution, destiny, mind, earth,  anarchia ed educazione e lo space cowboy doveva far la parte del guerriero. E ora? Solo un bel ricordo.

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