Questa è la buona novella: i Jamiroquai del 2010 sono di nuovo un gruppo e non "il gruppo di" Jason Kay. Questa almeno è la prima, fortissima impressione che si ha all'ascolto della nuova fatica del singer di Stretford, che ha da pochi giorni rilasciato il suo settimo album in studio, nonchè il primo sotto Mercury Records dopo gli anni prolifici ma turbolenti alla Sony.
Merito della nuova casa discografica forse e di una libertà creativa ritrovata, merito certamente di un gruppo affiatatissimo, ma merito soprattutto della sofferta maturazione umana di Jason, a cinque lunghissimi (ma, evidentemente, necessari) anni di silenzio da Dynamite, questo "Rock Dust Star Light" suona con una freschezza sorprendente: elegante con semplicità, ma tremendamente potente. Ferme restando le coordinate soul e funk che hanno imposto il marchio dei Jamiroquai nel panorama musicale mondiale dopo i primi due stupefacenti (emh...) album, fermi restando i richiami alla dance settantiana e al R'n'B che hanno contraddistinto invece gran parte della produzione (non sempre imprescindibile...) a partire da "Travelling Without Moving", "Rock Dust Star Light" evidenzia altresì in maniera onestà e disarmante soprattutto quella vena intimista di Jason Kay di cui fin'ora si era soltanto avuto sentore a sprazzi.
A partire dalle prime malinconiche note del primo brano ("Rock Dust Star Light", da cui appunto il titolo dell'intero album), si avverte un tuffo al cuore inaspettato e viene quasi naturale chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla dolcezza dei suoni e all'eleganza degli incastri di un arrangiamento che riesce a mettere dannatamente in risalto ogni singolo strumento e ogni singola voce. Ecco, la bellezza di quest'album è nel contributo straordinario, ma mai sopra le righe, dato in egual misura da ogni singolo musicista; diverse sono, infatti, le influenze che si avvertono lungo l'ascolto delle dodici tracce, tanto che sarebbe assai difficile racchiudere Rock Dust Star Light entro un'unica definizione. Momenti più tirati (il singolone "White Knuckle Ride", "All Good In The Hood", "Hurtin", "She's A Fast Persuader") sono perfettamente alternati a momenti più elegiaci e riflessivi ("Blue Skies", "Never Gonna Be Another") o curiose commistioni fra il funk e il raggae ("Goodbye To my Dancer", "Hey Floyd") finalmente riuscite rispetto a episodi passati e meno felici del gruppo. L'omaggio palese, ma non per questo meno originale, di Jason Kay all'idolo di sempre Stevie Wonder si concretizza infine nelle settantiane e rufianissime (detto con gran piacere e un sorriso sulle labbra) "Smoke And Mirrors" e "Two Completely Different Things".
Si era letto a più riprese, prima dell'uscita ufficiale dell'album, che "Rock Dust Star Light" sarebbe stato registrato in presa diretta in studio da tutto il gruppo, come a voler ricreare lo spirito di un live o di una jam session. Che dire, il risultato è straordinario, e lo stesso Jason nei credits dell'album avverte infatti la necessità di ringraziare a più riprese i componenti dei Jamiroquai per lo straordinario contributo professionale e l'apporto umano fornitogli tanto durante le fasi di registrazione quanto soprattutto in momenti difficili della sua vita recente. Nei crediti compaiono anche dei ringraziamenti alle radio del globo che trasmettono la musica del gruppo, "supporto non di poco peso, soprattutto nella patria Gran Bretagna dove è cominciato tutto". (In questo caso fatico a capire...)
Ma i ringraziamenti più toccanti (e spero sinceri) vanno ai fans dei Jamiroquai, cui tra l'altro Jason rivolge l'augurio che possano piacere le nuove canzoni, e di una vita "in pace e spesa a fare qualcosa di buono ogni singolo giorno". ("Life's too short for anything else. Love J.").
Una curiosità, se è vero che i testi di Jason hanno perso da anni la carica anarchica e combattiva dei primi album per ripiegare su altre e più personali tematiche, restano le note feroci in margine al libretto interno di Rock Dust Star Light in cui si legge "Ed ora, degli speciali NON-ringraziamenti: alla Religione nella sua forma più distruttiva, di indottrinazione e fondamentalismo. Alle industrie che nel mondo producono armi: demenza e tristezza. Agli zoo, ai circhi, e a tutti coloro che abusano degli animali: vergognatevi! Ai governi corrotti che continuano a distruggere gli habitats naturali dei propri paesi per riempire le loro grasse, sporche, e unte tasche. Svegliamoci!"
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