Sogni riflessi nella volta del cielo.

Nella sua ormai lunga carriera il sassofonista norvegese Jan Garbarek ha esplorato l'universo della musica in lungo e in largo, ornando la sua storia discografica di stelle luminosissime. Infatti, ha suonato con alcuni dei più grandi jazzisti contemporanei - Keith Jarrett, Charlie Haden, Bill Frisell - poi con musicisti di ogni lingua e luogo dal Pakistan, all'India, alla Grecia, al Brasile. Ha sfiorato la musica contemporanea di Giya Kancheli e dato vita, insieme al quartetto vocale di musica sacra "The Hilliard Ensemble", ad uno dei dischi più indefinibili e allo stesso affascinanti degli ultimi vent'anni (Officium - ECM 1993). Un itinerario lungo più di 35 anni, fatto di sperimentazione, ricerca, bellezza, fantasia e audacia, caratterizzato dal suono inconfondibile, suggestivo, limpido, algido del suo sassofono, capace di evocare gli spazi sconfinati della sua terra di origine.

A questo ricco percorso, sei anni dopo il suo ultimo disco (Rites - ECM 1998), oggi si aggiunge un altro bellissimo lavoro: In Praise of Dreams. Già dal titolo si intuisce la sostanza di cui è fatta questa musica eterea, onirica, cristallina ed impalpabile. Una musica che sembra provenire dal nulla per espandersi di continuo. Una musica in lode ai sogni, per staccarsi da terra e rimanere sospesi nello spazio e nel tempo. In quest'occasione Garbarek si affianca alla violista armeno/americana Kim Kashkashian ed al batterista percussionista Manu Katchè. I tre animano un disco magico, notturno e misterioso dove la viola di Kim Kashkashian incalza e si fa incalzare dalle misurate improvvisazioni al sax tenore e soprano di Garbarek, creando una sensazione ibrida tra caldo e freddo, mentre le percussioni di Manu Katchè danno profondità e ritmo alla musica, amalgamata dalla costante presenza di sintetizzatori e di effetti elettronici. Si avvertono di tanto in tanto déjà vu di altri suoni: echi del folk nordico, dell'ambient, della classica riecheggiano in questo disco, che riflette indistintamente, come uno specchio opaco, una musica senza contorni precisi, surreale, ma allo stesso tempo libera, per ascoltatori liberi e sognatori.

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