Diceva una vecchia canzone dello zecchino d'oro che "il lungo, il corto e il pacioccone sono tre bravi cowboys, non usano mai le pistole, perché lo sceriffo non vuole."

Gli Jane from Occupied Europe, cinque fottuti e sorridenti figli di puttana del vecchio rock’n’roll made in Uk, invece le pistole le usavano, eccome!, e le loro chitarre, nelle scorribande attraverso la perfida albione e tutto il nostro vecchio continente, non sparavano di certo a salve.

I cinque, come i loro compagni di bisboccia - i The Badgeman, i The Mayfields e i Mad Cow Disease tanto per fare qualche nome -, venivano da Salisbury nella regione dello Wiltshire meridionale. Ebbero una esistenza troppo breve e registrarono un solo Lp, prima di essere fermati dalla polizia internazionale e da quei porci dell’organizzazione delle Nazioni Unite, che, forse spaventati dalla schizofrenia evanescente delle chitarre di Jim Harrison e Colin O’Keefe, decidevano di fatto di porre fine all’esistenza della band e di riorganizzare l’Europa, per qualche anno a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta terra di scorribande noise e psichedelica shoegazer, in una cazzo di confederazione di stati che dura ancora oggi.

La fine che ha fatto questa confederazione è sotto gli occhi di tutti. Gli JFOE, che prendevano il nome a prestito da un disco degli Swell Maps, il secondo della band di Nikki Sudden e Epic Soundtracks, invece, sono ancora oggi latitanti e ricercati. Nessuno sa che fine abbiano fatto e possiamo solo provare a ricercare le loro tracce ascoltando “Coloursound”, il loro unico Lp del 1991, summa e espressione delle loro capacità e manifesto di un certo tipo di shoegazer che andava per lo maggiore in quegli anni nello Wiltshire e giù di lì attraverso tutta la cara e vecchia fottuta mamma Europa.

In bilico, tra le melodie più cupe e accattivanti di Nikki Sudden e compagni, l’immancabile noise-shoegazer di marca My Bloody Valentine e Jesus and Mary Chain, che di già aveva condizionato e in qualche modo indelebilmente segnato la musica alternative anglosassone, e tutta la tradizione musicale anglosassone degli anni ottanta dai The Smiths agli Spacemen 3 e per finire con i soliti Primal Scream, “Coloursound” è un disco fuorilegge e fuori da ogni schema e convenzione. Si distingue qui per la particolarità del suono delle chitarre, qui per la ricercatezza delle melodie mai banali e delle atmosfere, qui ancora per i testi e il cantato sbilenco, arrancato, ma allo stesso modo coinvolgente.

A modo loro, gli Jane from Occupied Europe con questo disco hanno segnato la fine di un’epoca e di un certo modo di concepire l’Europa. Date un’opportunità a questo disco e non ne rimarrete delusi. Al contrario, lo continuerete ad ascoltare e ascoltare ancora, finché anche voi, come il vecchio continente in quegli anni, non ne sarete conquistati e, chissà, forse definitivamente annientati. Per farlo, anche gli JFOE, come i tre cowboys dello zecchino d'oro, non avranno bisogno di pistole. Basterà qualche schitarrata. Statemi bene.

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