Due anni dopo la sfolgorante odissea metropolitana consumata al grido di "Sex Is Violent", i Jane's Addiction riemersero dai perversi gironi della Città degli angeli per sfornare l'opera della consacrazione, nonché la naturale evoluzione dal precedente capolavoro. "Nothing's shocking" aveva forgiato il perfetto vestito sonoro per Jane, svecchiando il metal e ispirando l'alternative e il grunge con una spiritata e selvaggia fusione di hard rock, new wave e psichedelia.
Forte di spinte centrifughe che si traducevano in una tensione creativa senza eguali (a causa dei contrasti tra le diverse anime, il gruppo si sarebbe presto sciolto), "Ritual De Lo Habitual" riuscì ad eludere le trappole del dé jà vu, e a reinventare la matrice sonora del gruppo. Laddove "Nothing's Shocking" era un'opera profondamente gotica e notturna, "Ritual De Lo Habitual" colpisce subito per la solarità e la viziosità latina che lo permea: evidenti fin dal titolo, dall'introduzione in spagnolo e dalle immagini del booklet, recanti scheggie folkloristiche del perverso microcosomo del barrio latino di L. A.
La prima facciata dipinge uno strepitoso assalto elettrico, sintesi asciutta di acuti zeppeliniani e sinuosità new wave. "Stop" apre le danze al meglio, tra isterici riff funky-thrash che sfociano in una rarefatta e infuocata spirale. "No One's Leaving" e "Ain't No Right" accentuano il riverbero glamour del gruppo, mentre "Been Caught Stealing" diluisce la sofisticata mistura di Jane Tossica in un irresistibile ibrido pop-funk-metal. "Obvious" è invece la prima frattura: spiazzanti ritmiche reggae sorreggono sontuose divagazioni ora funk, ora psichedeliche targate Dave Navarro, il quale disegna con la sua sei corde abbaglianti orizzonti oceanici.
La seconda facciata lambisce lidi più sofisticati, esplorando una dimensione onirica inusitata e conferisce un valore mostruoso all'album. "Three Days" sciorina in 11 minuti le immense potenzialità della band. Il basso di Eric Avery modella un mantra ossessivo e straniante, dietro le pelli Stephen Perkins scandisce il ritmo con impagabile perizia mentre Navarro alterna fraseggi color corallo, che riverniciano l' Hendrix di "Third Stone From The Sun", a lussureggianti assoli. Perry Farrell dal canto suo plasma il tutto con le sue liriche malate e toccanti, che condensano ermeticamente sesso e droga. È la "Stairway To Heaven" del gruppo losangelino, epitome dello stile e dell' estetica di Jane, e che proprio come il più celebre brano del Dirigibile raggiunge lo zenith in un finale esplosivo in cui si compenetrano magicamente tutti i tasselli del mosaico.
Con "Then She Did" si degrada ulteriormente verso atmosfere psichedeliche e latine, ideale colonna sonora della Los Angeles meticcia. È una struggente elegia di Perry per la madre morta suicida: in sette minuti da urlo ci si muove tra soffici timbriche acustiche, improvvise impennate chitarristiche, bizzarri sussulti pianistici, e magistrali accelerazioni orchestrali per ammirare un sacramento musicale sospeso in un limbo di pura bellezza. Non meno riuscito è il canovaccio tzigano di "Of Course", in cui la voce di Farrell si libra sciamanica tra un delirio di chitarre e violini, mentre le sognanti atmosfere folk di "Classic Girl" rivelano l' ultimo gioiello nello scrigno Jane's Addiction, lucente come un tramonto sulla West Coast.
Da non dimenticare infine è il valore culturale dell' opera, uscita nel 1990, in un periodo di grandi fermenti negli USA: mutamenti sia musicali ("Nevermind" era dietro l' angolo), sia sociali (si era in pieno riflusso reaganiano). Farrell si proclamò portavoce di una gioventù spaesata dopo il deserto degli anni '80 (evidenziato anche da film come "My Own Private Idaho", dai romanzi di Easton Ellis o di Coupland, o da coevi album quali "Daydream Nation" dei Sonic Youth) con la felice idea di dar vita al festival itinerante Lollapalooza nel 1991. Tale movimento, oltre a diffondere negli States la miglior musica prodotta in quegli anni, avrebbe contribuito a forgiare una consapevolezza politica presso l'intorpidita, nascente "Generazione X", attenta anche a temi come l'ecologia e la libertà di espressione.
"Ritual De Lo Habitual" è da ascrivere alle pietre miliari anche per questo.
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